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Libertà religiosa: serve una legge nuova

L’onorevole Luigi Lacquaniti, torna sul question time relativo alla libertà religiosa in Lombardia, proposto mercoledì 8 ottobre alla Camera dei Deputati, per un commento sulla risposta fornita dal Governo e per illustrarci le prossime tappe di questa battaglia: «la risposta del ministro per gli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta è stata molto abbottonata, trincerata dietro una sfilza di riferimenti legislativi che sostanzialmente confermano l’ampia discrezionalità lasciata al Consiglio Regionale sul tema delle modifiche di destinazione d’uso degli immobili.

Paletti di questo tipo nella edificazione di luoghi di culto non risulta ci siano nelle altre regioni, ma è questa una caratteristica peculiare della Lombardia e del suo governo a conduzione leghista. E’ indubbio che il provvedimento nasca per rendere difficile l’apertura di luoghi di culto nuovi, e ad aprirne sono solitamente gli stranieri, musulmani o minoranze cristiane».

Perché ha scelto di sollevare proprio ora questa questione?

«In realtà è un percorso che parte già dal 2013 con un’interpellanza a cui il Governo non ha mai dato risposta. In seguito nel giugno 2014 ho ripresentato il tutto sotto forma di interrogazione a risposta, che ho potuto infine presentare nel question time di mercoledì 8 ottobre. Diciamo che da un governo di centrosinistra ci si poteva attendere una risposta un po’ più incisiva, ma non ci fermiamo qui».

Quali saranno le prossime tappe?

«A mio avviso, l’unico modo per superare queste problematiche nel nostro Paese è giungere ad una nuova legge sulla libertà religiosa. Questa convinzione, nata in seno alla Federazione chiese evangeliche in Italia, è figlia di una serie di ragionamenti condotti in vari seminari in particolare sotto l’impulso del presidente della Fcei Massimo Aquilante, presidente Fcei, e del politologo Paolo Naso. In sostanza oggi siamo fermi alle definizioni dei culti ammessi, come da denominazione del 1929-30, al tempo dei Patti Lateranensi fra fascismo e Vaticano. E’ indubbio che lo Stato fatichi a potersi definire veramente laico, e quindi libero da condizionamenti nel proporre una legge in materia che non veda una parte farla da padrone, e le altre da vassalli. Ma a nostro avviso è l’unica maniera per superare ciò che nella prassi ancora non si è superato. Insieme ai colleghi Vannino Chiti e Lucio Malan ho la speranza di poter presentare il disegno di legge entro questa legislatura».