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Riapre oggi il buco di Viso

E’ una bella giornata di sole ad accompagnare la riapertura del mitico Buco di Viso, dopo la chiusura di questi ultimi mesi per la realizzazione delle opere di ripristino e di messa in sicurezza della galleria, oltre che per la sostituzione della segnaletica escursionistica e il miglioramento della percorribilità dei sentieri.

Si tratta del più importante intervento di restauro nella storia del traforo dalla sua costruzione, datata addirittura 1480, per volontà di Ludovico II, marchese di Saluzzo, deciso a dotare il suo casato di uno sbocco sul mare per agevolare il commercio del sale, all’epoca indispensabile per la conservazione degli alimenti. L’apertura garantì uno sbocco sulla Provenza, aggirando le tasse imposte dal ducato di Savoia e dal Delfinato.

Sul versante italiano si è provveduto al posizionamento di reti dissipative a basso impatto ambientale per contenere la caduta di materiale roccioso. L’interno del tunnel ha ricevuto lavori di tipo archeologico per riportare alla luce l’antico sentiero e valorizzare la lavorazione compiuta soltanto con picconi e forza delle braccia, essendo lontani i tempi delle dinamiti e delle esplosioni. Il lato francese si è presentato più ostico per il notevole accumulo di materiale franoso: è stato necessario costruire una galleria artificiale in cemento armato, a basso impatto visivo, della lunghezza di 23 metri, che va a raccordarsi con l’uscita del tunnel naturale. In questo modo la lunghezza complessiva torna ad avvicinarsi a quella originaria di 100 metri esatti, accorciatosi nel tempo fino a 75 metri a causa di crolli ed erosioni. Il costo complessivo, finanziato dalla Regione Piemonte è di 271 mila euro, e la progettazione ha coinvolto l’ente di gestione delle aree protette del Po, il Parc Régional du Queyras, la Réserve Nationale Ristolas-Mont Viso, i Comuni di Crissolo e Ristolas, il Cai, e i gestori dei vari rifugi alpini dell’area.

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Il buco di Viso si trova a quota 2882 metri, alle pendici del monte Granero, e mette in comunicazione i territori di Crissolo e Ristolas. Privo di illuminazione ha un altezza media di due metri e mezzo e una larghezza di due, pensati per il passaggio di un mulo con il suo carico. Venne realizzato con le tecniche note all’epoca, con sforzi immani sia per l’altitudine che per le difficili condizioni climatiche e per il rischio di crolli. Si procedeva accatastando contro la parete rocciosa delle pile di legname cui veniva dato fuoco favorendo la screpolatura della pietra. Si inondava quindi la roccia con acqua bollente e aceto per proseguire nell’opera di disgregazione, per poi intervenire con martelli e picconi. Gli escursionisti possono così riappropriarsi di uno dei passaggi più amati delle alpi Cozie.