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I rom, i bus e lo Stato

Per fortuna a volte un po’ di buon senso esiste ancora. Ci riferiamo al caso dei rom di Borgaro Torinese che dovrebbero viaggiare su un autobus a loro riservato, per evitare disordini e violenze nei confronti degli altri. Ma gli altri chi? Noi? Il mondo occidentale? Gli italiani? Ma chi si intende per italiano? Rischiamo di aprire un dibattito infinito.

Chi governa sta limando i nostri diritti, la cosa pubblica è sempre meno pubblica e sempre più privata. Trasporti, sanità, scuola, welfare: lo Stato arretra, tira i remi in barca, mette la testa sotto terra come gli struzzi. Vuoi viaggiare comodo, curarti in tempo, studiare con mezzi adeguati, avere un futuro pensionistico? Allora bisogna pagare, pagare e ancora pagare per servizi appaltati a privati. A Borgaro Torinese, alle porte di Torino, è scoppiata la bolla, e tutti o quasi paiono indignarsi, tranne chi a Borgaro risiede. Bus separati per evitare guai con i rom che non pagano biglietti, rubano, minacciano, picchiano. Un problema esiste. È innegabile, e non è certo nato ieri, ma esiste almeno da vent’anni. Ma ciò che sconcerta qui, come in mille altri «non luoghi» italici è l’assenza dello Stato. Rom, braccianti, migranti, periferie far west: tutte questioni di frontiera, mai affrontate, eternamente rimandate o demandate ad attori locali che poco possono fare. Stamane l’idea illuminante della Gtt, la società che gestisce il trasporto pubblico sabaudo: metteremo i controllori sul bus 69, così da avere maggiore controllo.

Penso che molti cittadini che sono inorriditi nei giorni scorsi a leggere di un apartheid in salsa moderna fossero giunti a questa soluzione in tempi rapidi. Ah già, potremmo controllarli un po’ di più, e magari insistere sui progetti di integrazione che a volte funzionano fino alle scuole dell’obbligo e poi più nulla. I controllori, che idea. Doveva forse venire in mente a altri, è venuta almeno a chi i trasporti li gestisce. Lo Stato non c’è, non si avverte. I politici locali spesso sono prestati alla causa e tentano di mettere toppe ai problemi che si presentano nelle loro aree, ma rivelano limiti che gli scarsi mezzi e il poco tempo accentuano. L’opinione pubblica, questa sconosciuta, è pronta a farsi lupo quando è comunità, quando una voce dà forza all’altra, mostrando il peggio di sé fra insulti razzisti e minacce non solo verbali. La cosa pubblica, le res publica non esiste più. Rischia sempre più di farsi strada l’idea del dobbiamo farci giustizia da soli, vigilare sulle nostre cose e sui nostri cari. Aiuto. Grazie Gtt per aver proposto una soluzione talmente ovvia da non esser presa in considerazione. O meglio, sarà stata anche presa in considerazione ma scartata perché troppo cara, comportando nuovi costi, eccetera eccetera. E quindi siamo di nuovo al punto iniziale: se lo Stato abdica ai suoi ruoli di istitutore, giudice, medico, vale la pena ritenerlo ancora tale?

Foto: “GTT irisbus” di Vale maioOpera propria. Con licenza Public domain tramite Wikimedia Commons.