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Giudicati dal Risorto

Care ascoltatrici e cari ascoltatori, voglio farvi partecipi di una conversazione che ho avuto qualche tempo fa con un amico che mi diceva di non credere al giudizio universale. Tra tutti gli articoli della fede cristiana, mi spiegava, è il più lontano dai pensieri delle persone di oggi, e anche il più distante dall’immagine di un Dio misericordioso. Credo di aver stupito quell’amico – che forse si aspettava una risposta diversa – dicendogli che chi crede nel Cristo risorto non può non credere anche al giudizio finale.

Per un credente l’immagine del giudizio universale non rimanda infatti all’ultimo giorno, alle trombe che suonano per chiamare alla sbarra l’umanità intera; neppure alle poderose forme dipinte da Michelangelo nella cappella Sistina. La prima immagine del giudizio è la tomba vuota del giorno di Pasqua. Sulla croce del Golgota era morto un innocente condannato dai tribunali di questo mondo; riportando Gesù alla vita, Dio ribalta quella la sentenza di morte che i giudici hanno emessa: essi hanno avuto torto su Gesù, su Dio, sulla vita. La resurrezione è un giudizio di Dio sul mondo. Un giudizio di vita.

La resurrezione capovolge le sentenze di questo mondo; e il giudizio finale di cui parla la Bibbia non sarà diverso: sarà il vento contrario della storia umana che, non diversamente da quanto è accaduto a Gesù, riporterà alla vita le vittime di ogni tempo e renderà loro giustizia. I morti nei campi di concentramento; le vite spezzate nel silenzio; le esistenze sacrificate al denaro, al potere e al fanatismo: le donne, i bambini, gli uomini che hanno perso la vita alle frontiere d’Europa… sono tutti in attesa di un giudizio che ribalti le sentenze di cui sono state vittime, e finalmente pronunci su di loro una sentenza di vita.

Poi, naturalmente, oltre alla grande storia, ci sono anche le nostre piccole storie personali. Anche quelle saranno giudicate. Ognuno esamini se stesso: quante situazioni ingarbugliate, quanti nodi non sciolti; quante persone che se ne vanno senza prima essere riusciti a dir loro mi dispiace, perdonami; e quanti pesi che non riusciamo nemmeno a confessare. Ebbene, io penso al giudizio finale come a una liberazione, al momento in cui sarò sollevato da questi pesi, e mi verrà tolta quella zavorra che ha reso la mia vita meno vera, meno autentica.

C’è poi un’ultima ragione per andare fiduciosi verso il giudizio. A giudicarci non saranno le chiese con i loro catechismi. No, a giudicarci sarà il Signore risorto. In fondo, quello che il Signore ci chiede di accettare su noi stessi è il giudizio della resurrezione: quel giudizio che è capace di mettere sotto sopra il mondo e di capovolgerne i valori, facendo diventare i primi ultimi e gli ultimi primi.

Copertina: “Michelangelo, giudizio universale, dettagli 03 bacio” by see filename or category – Scan, De Vecchi, La Cappella Sistina, 1999. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.