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Arrestato il pastore battista Evan Mawarire

Ieri il pastore battista Evan Mawarire, leader del movimento di protesta #ThisFlag, contro il regime del presidente Robert Mugabe, è stato arrestato con l’accusa di incitamento alla violenza pubblica e disturbo della quiete.

Il 6 luglio Mawarire aveva invitato la popolazione zimbabwana allo sciopero generale per protestare contro la mancanza di servizi pubblici, l’altissimo tasso di disoccupazione (85%), la corruzione dilagante e i ritardi nel pagamento dei salari pubblici. Sono rimaste chiuse scuole, aziende e negozi: l’adesione è stata talmente massiccia che lo sciopero di mercoledì scorso è stato il più partecipato in Zimbabwe dal 2005.

Ieri la polizia si è presentata a casa del pastore battista, ha perquisito il suo studio e lo ha prelevato per un interrogatorio relativo allo sciopero «stay-at-home». Qualche ora dopo l’arresto, sull’account twitter #ThisFlag è stato postato un video pre-registrato in cui Mawarire afferma: «State guardando il video perché o sono stato arrestato o sono stato rapito. È un video che avevamo pre-registrato per un giorno come questo».

Il video si conclude con un invito rivolto ai suoi sostenitori a continuare la lotta: «Pretendiamo che questo governo ci dia conto delle sue azioni. Ricordate che questa bandiera è la nostra bandiera, nessuno altro ama lo Zimbabwe più di uno zimbabwiano».

L’arresto, secondo il gruppo locale di pressione di Amnesty International, è parte di un piano ben organizzato per frenare le proteste. «È il tentativo di sopprimere i diritti della libertà di espressione e dell’organizzazione pacifica» ha detto Muleya Mwananyanda, responsabile di Amnesty-Africa del Sud.

Il movimento #ThisFlag è iniziato per caso qualche mese fa quando il pastore Mawarire, seduto alla scrivania del suo studio ad Harare, postò un video nel quale – indossando al collo la bandiera dello Zimbabwe – ricordava ai suoi concittadini il vero significato di ogni colore della bandiera nazionale. «Quando guardo la bandiera – affermava Mawarire – essa non è simbolo di orgoglio né fonte di ispirazione, ma è come se preferissi appartenere ad un altro paese». Quel video, postato sui social media, Facebook e Twitter, è diventato virale, in tanti hanno cominciato a postare dichiarazioni e foto con la bandiera dello Zimbabwe, e il movimento #ThisFlag è cresciuto a livello nazionale.

Il movimento denuncia le condizioni economiche dello Zimbabwe, peggiorate nell’ultimo decennio soprattutto da quando Mugabe ha confiscato le terre appartenenti ai discendenti dei coloni europei per assegnarle ai propri sostenitori con criteri clientelari, con il conseguente crollo della produzione. Sul piano finanziario da anni il Paese sperimenta altissimi tassi d’inflazione.

Accusato di volere guadagnare notorietà, denaro e di fare proselitismo, il pastore battista ha sempre dichiarato di non appartenere a nessun partito politico ma di voler rimuovere la paura che impedisce ai zimbabwiani di parlare, di confrontarsi con i problemi della nazione e di pretendere dal governo del 92enne Robert Mugabe – presidente in carica da più di 35 anni – che dia conto delle sue azioni.

Mawarire, che ha ricevuto diverse minacce di morte, ieri è stato arrestato. L’arresto è stato criticato dal principale partito di opposizione, il Movimento per il cambiamento democratico (Mdc-T), guidato da Morgan Tsvangirai che, in una dichiarazione ufficiale ha difeso i metodi pacifici e non-violenti utilizzati dalla protesta del movimento #ThisFlag e ha denunciato il regime di Mugabe che costantemente «viola i principi della Costituzione, soprattutto il rispetto e la difesa dei diritti umani fondamentali e delle libertà».