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Negli Stati Uniti si moltiplicano le “chiese santuario”

Ancor prima che il neo presidente Donald Trump venisse insediato alla Casa Bianca, la resistenza era pronta a non farsi cogliere di sorpresa. E non stiamo parlando dei milioni di persone che si sono riversate in strada il 21 gennaio nella gigantesca manifestazione internazionale organizzata dalle donne, ma di un’organizzazione ecumenica che si propone di proteggere i migranti minacciati di espulsione e che si allarga a macchia d’olio negli Stati Uniti. Si tratta delle “chiese santuario” (http://www.riforma.it/it/articolo/2016/11/30/luoghi-di-culto-universita-intere-citta-pronte-diventare-santuario), che ora si stanno trasformando in un vero e proprio movimento, che interessa anche sinagoghe e università.

Da New York alla California, dal Texas a Chicago, sono infatti sempre di più i luoghi di culto che vanno a ingrossare le fila del movimento detto appunto delle “chiese santuario”, che aprono le porte per accogliere stranieri senza documenti. Una pronta risposta a Donald Trump, che già in campagna elettorale aveva promesso di espellere tre milioni di migranti senza permesso di soggiorno, sulla scia – per la verità – di quanto era già successo sotto l’amministrazione Obama, che aveva riportato oltre confine due milioni e mezzo di persone, 21% più del suo predecessore George Bush jr.

Centinaia di parrocchie cattoliche e protestanti e molte sinagoghe si sono offerte spontaneamente di aiutare i rifugiati in difficoltà, forti di un’antica tradizione, che vede i luoghi di culto, così come gli ospedali o le scuole, inaccessibili a polizia e agenti federali, una sorta di zona franca dove non si possono effettuare arresti o interrogatori.

Non è la prima volta che le chiese degli Stati Uniti si ergono a rifugio dei più deboli: era già capitato negli anni ’80, quando cinquecento parrocchie avevano ospitato 500mila esuli fuggiti dall’America Centrale, all’epoca minacciati di espulsione da un inasprimento della legge sul diritto d’asilo durante la presidenza Reagan.

Il primo passo riguarda ovviamente l’accoglienza delle persone in difficoltà, ma l’impegno delle “chiese santuario” non finisce qui: in molte città le comunità offrono infatti anche aiuto materiale e consulenze legali ai migranti in situazione irregolare e alle loro famiglie. L’obiettivo finale è però uno soltanto: far sì che questi “santuari” non siano più necessari e che ognuno trovi un posto dove stare nella società, senza essere costretto a nascondersi.

Immagine: By U.S. Immigration and Customs Enforcement – www.ice.gov, Public Domain, Link