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Interrogazione parlamentare sulla libertà religiosa in Lombardia

Ieri, 8 ottobre, l’onorevole Luigi Lacquaniti ha presentato alla Camera dei Deputati un’interrogazione al Governo sul tema della libertà religiosa che, nei fatti, è stata fortemente limitata in Lombardia. «Si tratta di una libertà che viene sancita dall’articolo 8 della nostra Costituzione – ha sottolineato Lacquaniti – che al primo comma garantisce che “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge” e inoltre che “quelle diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”. La Regione Lombardia invece, con la Legge regionale n.12 del 2005, all’articolo 52 che si occupa in particolare dei mutamenti di destinazione d’uso con e senza opere edilizie, ha introdotto una disciplina fortemente restrittiva per il mutamento di destinazione d’uso di immobili finalizzati alla creazione di luoghi di culto, assoggettandolo a condizioni restrittive non previste per altre tipologie di locali, assegnando grandissima discrezionalità in capo alle amministrazioni locali e associando a tale discrezionalità un meccanismo sanzionatorio particolarmente severo». Ad oggi, nei fatti, è possibile ottenere facilmente il cambio di destinazione d’uso di locali già adibiti a cinema o a teatro, e trasformarli ad esempio in supermercato. Non così per aprire un luogo di culto, pur nel rispetto dei locali piani di governo del territorio e delle prescrizioni della normativa sulla sicurezza.

«La puntuale applicazione della norma richiamata – ha proseguito Lacquaniti – ha portato alla chiusura di molti luoghi di culto, punti di riferimento per comunità evangeliche e protestanti, composte soprattutto da immigrati. Non ultimo è il caso della Chiesa pentecostale di Gorle nel bergamasco, il cui luogo di culto di proprietà è stato a suo tempo oggetto di confisca. Vicenda che ha visto in seguito l’annullamento del provvedimento da parte del Tar di Brescia e la restituzione dell’immobile alla comunità».

Al question time ha risposto in nome del Governo la ministra per gli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta, comunicando che tutte le parti chiamate in causa non hanno messo in rilievo alcuna violazione costituzionale riguardo la normativa regionale sull’edilizia, che consente le variazioni d’uso secondo i termini dettati dalla legge, lasciando ai Comuni l’onere di richiedere un permesso di costruire preventivo per un edificio di carattere religioso, dato l’impatto che questo andrà a creare nel luogo di effettiva costruzione e nella comunità. Il Governo non ha quindi ravvisato alcuna violazione in ciò che appare come un eccesso di zelo nel richiedere autorizzazioni, non richieste per altre tipologie di edifici, ad esempio quelli commerciali.

Lacquaniti ha replicato che «non vi sono violazioni delle leggi regionali, che evidentemente hanno ampia discrezionalità nella gestione della materia, per cui il problema non è tecnico, ma politico, perché è chiara la volontà da parte del legislatore lombardo di rendere complicata l’apertura di nuovi luoghi di culto, negando di fatto la libertà religiosa delle minoranze».