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Non solo Sentinelle

Molte sono le piazze d’Italia in cui lo scorso 5 ottobre si sono svolte le manifestazioni delle Sentinelle in piedi, gruppo di persone che ha deciso di protestare contro il Ddl Scalfarotto, il quale estenderebbe la legge Mancino-Reale sulle discriminazioni etniche, razziali e religiose ad atti motivati da omofobia e transfobia. Per difendere la propria libertà di opinione, le Sentinelle si sono poi radunate e disposte ordinatamente nelle piazze prescelte, leggendo un libro in silenzio.

Se è vero che il gruppo si professa apartitico e aconfessionale, tuttavia esso è composto per la maggior parte da cattolici. Sul fronte protestante, invece, forse non molti sanno che qualche anno fa si era svolta a Milano una serie di manifestazioni nonviolente dal nome “La bolla del silenzio”, con modalità simili a quelle delle Sentinelle, ma con intenti del tutto diversi. Ne parliamo con il pastore Giuseppe Platone.

Come è nata “La bolla del silenzio”?

«L’idea venne in seguito a un convegno del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che terminò con una manifestazione in piazza sul tema dell’ecologia. Le chiese protestanti storiche – metodiste, valdesi, battiste, luterane – presenti sul territorio milanese decisero allora di organizzare lo stesso tipo di manifestazione in piazza del Duomo. Ci piaceva l’idea di esprimerci, come chiese cristiane, sui temi sociali più importati e scottanti, come, appunto, la tutela dell’ambiente o il diritto al lavoro; tra questi, più volte abbiamo affrontato quello dell’accoglienza delle persone omosessuali, tanto in chiesa quanto nella società, a partire dal documento dell’Assemblea Sinodo del 2007, che invita le chiese Bmv a non discriminare le persone omosessuali che ne fanno parte e riconosce come “ogni relazione umana d’amore, vissuta in piena reciprocità e libertà, sia sostenuta dalla promessa di Dio”».

Come si svolgono le manifestazioni? Chi vi prende parte?

«I partecipanti attivi sono i credenti delle chiese milanesi, ma ovviamente lo scopo è quello di coinvolgere chiunque passi e si fermi a guardare. Ci siamo ispirati a una modalità di manifestazione tipicamente anglosassone, in cui i dimostranti vanno in piazza con dei grossi cartelli appoggiati addosso “a sandwich”, scritti sul davanti e sul retro a caratteri cubitali: ne abbiamo usati circa venti per volta. Chi non indossa il cartello fa volantinaggio. Ci è accaduto spesso di incorrere in contestazioni, o addirittura in insulti, ma anche di attirare domande incuriosite dei passanti e dialogare con loro. Una manifestazione, quindi, che è anche testimonianza: si scende in piazza a protestare in quanto protestanti (nel senso etimologico del termine, giacché “pro-testare” significa “stare davanti”). Ci è capitato più volte di dover spiegare come mai, in qualità di cristiani, ci dicessimo a favore della benedizione di coppie omosessuali. Purtroppo in Italia siamo molto indietro rispetto al resto d’Europa, ed è per questo che la nostra azione non deve interrompersi: dobbiamo continuare a dire a gran voce che, con il riconoscimento dei diritti a una categoria di persone, non vengono meno i diritti degli altri: quel che viene meno è solo l’ipocrisia.»

Esiste una sorta di analogia con il metodo delle Sentinelle in piedi?

«Al di là dei contenuti, che sono diversi, quando non opposti, la stessa modalità presenta delle differenze sostanziali. Con la “bolla del silenzio” noi volevamo portare al centro dell’attenzione certi temi, e discuterne, mentre le Sentinelle in piedi affermano nel loro manifesto programmatico di voler manifestare in silenzio. Il silenzio, come protestanti, non ci ha mai convinti: noi siamo per la Parola, sia essa detta o scritta, con la P maiuscola, certo, ma anche con la p minuscola, quando si fa mezzo di dialogo e di testimonianza della nostra fede».

Foto Marco Magnano. Le Sentinelle a Torino