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L’inclusione nella chiesa delle persone con disabilità non è un’opzione

Dal 12 al 15 ottobre scorso, presso il Centro Congressi mennonita a Elspeet (Paesi Bassi), si è tenuto un incontro promosso dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) per la definizione del nuovo documento sulla disabilità che ha il titolo provvisorio «Dono dell’essere: chiamati ad essere una Chiesa di tutti e per tutti». Vi hanno preso parte membri della Rete ecumenica che si occupa della disabilità (Edan), della Commissione fede e costituzione e della Commissione sulla missione mondiale ed evangelizzazione.

Pur essendo trascorso un decennio dalla dichiarazione sulla disabilità “Una Chiesa di tutti e per tutti” emessa dal Cec nel 2003, le persone con disabilità sperimentano ancora emarginazione sia nelle società sia nelle comunità ecclesiali. L’incontro ha avviato una riflessione teologica sia sulla disabilità sia sul posto che le persone disabili occupano nella vita delle chiese intese come comunità giuste e inclusive.

Il dottor Samuel Kabue, coordinatore di Edan, ha detto che la nuova dichiarazione darà ai cristiani nuovo impulso per affrontare la questione della disabilità che costituisce una chiara sfida alla chiesa in termini della sua unità, missione e testimonianza. «La comunione delle chiese, vissuta nell’unità e nella diversità, è compromessa senza i doni e la presenza di tutte le persone, comprese le persone disabili. La missione della Chiesa è di annunciare il regno della giustizia e della pace di Dio, ed essa è meno credibile se le chiese non ricevono attivamente e visibilmente i diversi doni di tutti i suoi membri, tra cui le persone con disabilità. L’inclusione delle persone con disabilità non è un’opzione, ma una caratteristica distintiva della Chiesa», ha affermato Kabue.

Il nuovo documento sulla disabilità verrà ultimato nel mese di febbraio 2015 e sarà presentato per la sua approvazione agli organi di governo del Consiglio ecumenico delle chiese.

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