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Sfogliando i giornali del 3 novembre

01 – Elezioni est Ucraina

Secondo i dati disponibili, le elezioni nelle regione separatista del Donbass, nell’Ucraina orientale, hanno visto la netta affermazione di Alexander Zaharchenko, uno dei principali esponenti dell’area filorussa. La percentuale è vicina all’81% dei voti, ed è stata comunicata per la prima volta ieri sera da Russia Today, emittente vicina a Mosca. Di fronte a quella che nella giornata di ieri è stata descritta come un’imponente affluenza alle urne, i responsabili del voto avevano deciso di prolungare di due ore l’apertura dei seggi nelle autoproclamate repubbliche del popolo. Risulta comunque difficile definire le percentuali di affluenza e il numero di aventi diritto al voto, poiché, come ci comunica The Guardian, sono circa 930.000 gli sfollati interni. Per il presidente ucraino Poroshenko, questo voto è «una farsa con i carri armati e in punta di fucile», mentre Federica Mogherini, alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, ha detto che le elezioni in Ucraina dell’est sono «un nuovo ostacolo sulla strada della pace in Ucraina. Il voto è illegale e illegittimo, e l’Unione europea non lo riconoscerà», mentre la Russia ha fatto sapere che «rispetterà i risultati delle elezioni».

02 – Una barca con a bordo dei migranti affonda nello stretto del Bosforo

È salito a 24 il numero di corpi recuperati nello stretto del Bosforo, al largo di Istanbul, dove una barca con a bordo quaranta migranti è affondata. Secondo la televisione locale Ntv, le operazioni di salvataggio sono ancora in corso, ma la guardia costiera turca non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali, se non quella relativa al salvataggio di 7 persone, come confermato anche dall’emittente CNNTürk. L’allarme è stato lanciato nella giornata di ieri dai pescatori della zona, che hanno notato l’imbarcazione per le sue piccole dimensioni e per la sua esposizione al forte vento.La Turchia, e lo stretto del Bosforo in particolare, rappresenta uno dei luoghi di passaggio più importanti per i migranti che cercano di raggiungere i paesi dell’Unione Europea, insieme alla rotta libica che porta verso Lampedusa.

03 – Califfato in Libia

L’esercito libico ha chiesto agli abitanti del distretto centrale di Bengasi, nell’est della Libia, di lasciare le loro case in vista di una grande operazione militare contro le milizie islamiche. La campagna contro i jihadisti nella città simbolo della rivoluzione del 2011 è guidata dall’ex generale Khalifa Haftar, che si è proposto sin dall’inizio dell’anno come punto di riferimento delle milizie laiche. Intanto, il leader dello Stato islamico Abu Bakr al–Baghdadi è stato nominato capo del Califfato di Derna, città a est della Libia che affaccia sul Mediterraneo. I jihadisti di Ansar al Sharia avevano già creato un califfato in questa città ad est di Bengasi, e imposto istituzioni ispirate alla sharia, ma non avevano ancora riconosciuto l’autorità dello Stato Islamico. L’esercito egiziano rimane attento sul confine, dicendosi pronto ad affrontare chiunque possa varcare la frontiera.

04 – Cosa dice il rapporto dell’Onu sul clima

Il comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici dell’Onu (Ipcc), un gruppo di esperti di tutto il mondo, ha presentato una sintesi dei suoi ultimi rapporti sul clima. Si tratta del più importante studio di questo tipo dal 2007. In breve, nel rapporto si afferma che il riscaldamento globale e l’influenza delle attività umane sul clima sono un dato di fatto e non si possono negare, ma soprattutto che dagli anni cinquanta a oggi i cambiamenti osservati sono senza precedenti, tanto che nei trent’anni tra il 1983 e il 2012 sono emersi gli effetti più vistosi che si siano mai visti, dall’acidificazione degli oceani allo scioglimento dei ghiacci artici fino alla minor resa dei raccolti in molte regioni. Nel documento si afferma che «Senza un’azione coordinata per ridurre le emissioni di carbonio, le temperature aumenteranno nei prossimi decenni e entro la fine di questo secolo potrebbero essere di cinque gradi superiori ai livelli preindustriali». Il tempo a disposizione sta finendo, e si stima che, per contrastare la tendenza in modo efficace, i paesi dovrebbero ridurre a zero le loro emissioni entro il 2100.

05 – Ebola

Il governo canadese ha deciso di sospendere la concessione di visti a chiunque sia stato in Sierra Leone, Liberia e Guinea, i tre Paesi dell’Africa occidentale dove l’epidemia di ebola ha fatto il maggior numero di morti. Secondo Ottawa, l’obiettivo di impedire che il virus varchi le frontiere canadesi si può ottenere soltanto con un blocco dei visti concessi sia in entrata che in uscita. Non sarà invece presa alcuna misura, in materia di rinnovo dei visti, per i non canadesi che si trovano già nel Paese anche se provengono dall’Africa occidentale. Nel frattempo, la Cina ha annunciato l’invio in Liberia di un’unità medica dell’esercito per aiutare il paese ad affrontare l’epidemia, come prima risposta all’appello dell’Organizzazione mondiale della sanità per un maggiore impegno globale. La stessa Oms ha anche rivisto il suo bilancio dei morti per la febbre emorragica, 4.951 in otto paesi per un numero totale di casi pari a 13.567, dati che fanno pensare, sempre secondo l’Oms, ad un rallentamento.