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Accadde oggi, 17 ottobre

Fa caldo quella sera di ottobre a Città del Messico. Lo stadio universitario è gremito perché è in corso la diciannovesima Olimpiade dell’era moderna. Le gare si alternano alle premiazioni. A salire sul podio tocca ai tre vincitori dei 200 metri maschili che si sono corsi il giorno innanzi. Sono due neri statunitensi, giunti primo e terzo, e un bianco australiano, arrivato secondo. Il vincitore si chiama Thomas «Tommie» Smith e ieri è stato il primo uomo nella storia a correre i 200 piani in meno di venti un secondi. Un record che durerà ben 11 anni. Sarà un bianco di Barletta a batterlo, ma questa è un’altra storia. I tre ricevono le medaglie, si girano in attesa del Star-Spangled Banner, l’inno Usa. Ma che succede? Tommie e l’altro ragazzo di colore, John Carlos, hanno ognuno una mano fasciata da un guanto nero, e la alzano verso il cielo. Sono a piedi scalzi. E il bianco? Peter Norman ha una spilla sul petto: è dell’Olympic project for human rights, organizzazione ideata da atleti neri per boicottare i giochi olimpici. Negli Stati Uniti siamo nel pieno delle battaglie per i diritti civili, Martin Luther King e Robert Kennedy sono appena stati uccisi, le città sono una polveriera. Gli atleti coloured sentono di essere strumenti in mano al potere bianco e di tornare utili soltanto quando è il momento di correre o saltare davanti al mondo, per poi tornare a non potersi nemmeno sedere su un bus una volta spenti i riflettori.

Smith e Carlos decidono insieme di inscenare questa clamorosa protesta. Piedi scalzi per simboleggiare la povertà della propria gente. Guanto nero simbolo delle battaglie del Black Power, il potere nero, slogan politico delle rivendicazioni razziali di quegli anni. Carlos alza il pugno sinistro, ma non sbaglia il saluto tipico dei Black Power che si fa con il pugno destro teso. Semplicemente ha dimenticato in hotel i suoi guanti ed è Peter Norman a suggerire di utilizzare un guanto ciascuno. Peter sembra un pesce fuor d’acqua in questo momento che sta diventando il più conosciuto di tutta la storia delle Olimpiadi. Ma così non è. Non tutti si accorgono immediatamente che lui in segno di solidarietà si è appuntato la spilla. Norman è membro dell’Esercito della salvezza, e a Melbourne dove è nato e cresciuto ha visto con i propri occhi la discriminazione razziale nei confronti degli aborigeni.

Il messaggio è deflagrante. I vertici del Comitato olimpico espellono immediatamente Tommie e John dalle gare con la motivazione che nessun messaggio politico può essere veicolato durante le gare. Inizierà per loro un lungo periodo di oblio, così come per Peter Norman, cui non è perdonata la fratellanza con gli altri atleti. Non verranno più convocati dalle rispettive squadra nazionali, nonostante siano fra i migliori atleti.

Resta una delle immagini simbolo della battaglia per i diritti civili. Una platea mondiale dovrà interrogarsi sulle motivazioni di questo gesto. E gli Stati Uniti arrossiranno un po’.  

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