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Cristina Arcidiacono è la nuova segretaria del Dipartimento di teologia dell’Ucebi

Il neoeletto Comitato Esecutivo dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, nel corso della sua prima riunione avvenuta dal 5 al 7 dicembre scorso, ha nominato la nuova segretaria del Dipartimento di teologia (Dt) nella persona della pastora Cristina Arcidiacono. Nata a Bari, classe 1976, Cristina Arcidiacono è stata segretaria della Federazione giovanile evangelica in Italia (dal 2003 al 2006), e dal 2011 è stata membro del Comitato del Dt. Dal maggio 2008 cura le chiese battiste di Cagliari e Carbonia, fino al 2012 anche la comunità di Olbia.

A lei abbiamo rivolto alcune domande.

Quali sono i compiti del Dipartimento di teologia dell’Ucebi?

Il Dt si occupa soprattutto della formazione degli studenti e delle studentesse battiste che studiano presso la Facoltà valdese di teologia (Roma) o che comunque hanno intrapreso un percorso di studi in vista del pastorato. Segue anche la formazione dei predicatori e delle predicatrici locali, e dà un parere sui titoli di quanti e quante fanno domande per accedere al pastorato locale, anche se sono le chiese battiste a nominare i pastori locali. Formazione teologica, dunque, non solo dei ministri e delle ministre, ma anche delle chiese in generale. Per questo il Dt è chiamato a lavorare sempre più in sinergia con gli altri dipartimenti dell’Unione battista (Evangelizzazione, Intercultura, Ministero musicale), perché la teologia venga vista come “pane quotidiano”, che ha a che fare con l’evangelizzazione, con l’intercultura e con la liturgia e la musica.

Su cosa vorresti porre maggiormente l’accento nel lavoro del Dt?

Il Dipartimento di Teologia prova soprattutto a mettersi in ascolto delle chiese, anche attraverso i mandati che ha dal Comitato esecutivo dell’Ucebi. Nel corso dell’ultima Assemblea generale battista si è parlato di Missione integrale, è stata espressa l’esigenza delle chiese di riflettere sulle questioni di genere, in particolare a proseguire la riflessione sulla violenza maschile contro le donne. Mi piacerebbe, dunque, che il Dt si inserisse all’interno della riflessione e dell’azione della missione integrale, che valorizzasse il pensiero teologico di genere in vista della testimonianza delle chiese e di una consapevolezza della rilevanza del genere per quanto riguarda il messaggio evangelico: riflettere sulla maschilità di Gesù, ad esempio, può dire qualcosa soprattutto agli uomini. Altro filone di riflessione potrebbe essere quello della gestione dei conflitti. Le Scritture sono colme di conflitti fin dalle prime pagine: una lettura della vicenda di Caino e Abele, ad esempio, vi scorge una “carenza conflittuale” nel senso che non sanno “stare” nel loro conflitto, e dunque l’uno uccide l’altro, cedendo alla violenza; violenza e conflitto sono due cose ben diverse. L’apostolo Paolo, poi, affronta i conflitti emergenti nelle prime comunità cristiane fino ad arrivare all’Apocalisse dove le chiese sono in aperto conflitto con la società in cui vivono. Spesso le chiese vivono conflitti, il più delle volte latenti, che si nutrono della paura di affrontarli. Siccome anche su questo versante il Comitato esecutivo ha nominato una Commissione che lavorerà sul conflitto, mi piacerebbe che il Dipartimento di teologia potesse dare il suo contributo, partendo dalla consapevolezza che nelle Scritture il conflitto, il dire da che parte si sta, è origine di cambiamento, e noi siamo chiamati a prendere una posizione, che è la posizione che Cristo ha preso per noi. Infine, essendo compito del Dt fare formazione teologica alle chiese locali, mi piacerebbe riprendere l’organizzazione dei campi teologici a Rocca di Papa, anche in collaborazione con la Facoltà valdese.

Avendo già lavorato nel Dipartimento di teologia, quali sono le difficoltà maggiori che si possono incontrare?

Un ostacolo già sperimentato è la difficile negoziazione con le chiese, ma anche con se stessi, sui tempi che i pastori e le pastore membri del Comitato dedicano al lavoro del Dt, che a volte viene percepito come tempo sottratto al lavoro nelle chiese. Invece, spero che riceveremo sostegno dalle comunità perché si tratta sempre di un lavoro che ritorna alle chiese, nei termini di un lavoro di riflessione, di elaborazione e approfondimento che possa portare ad un’azione consapevole e comune.

Foto Pietro Romeo