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Cibo e preghiera

Tutto ruota intorno al cibo e alla preghiera nella chiesa presbiteriana di Edgewater. «Chi vuole pregare per noi in questa occasione?». Questa è la domanda con la quale si apre e si chiude ogni riunione e le persone che rispondono alla richiesta non mancano mai. E poi c’è il cibo, che a volte viene portato per essere condiviso e a volte per essere consumato come pasto personale.

Dopo il culto viene servito il caffè con dolce, preparato a turno dalle sorelle e dai fratelli di chiesa. Prima dello studio biblico, se fatto nel primo pomeriggio, si svolge il pranzo comune alle 12 o la cena alle 19 se si tiene di sera. Il mercoledì pomeriggio la pastora Barbara Cathy e le volontarie preparano trenta sacchetti con i biscotti e tre litri di caffè che vengono consumati prima del culto con santa cena alla casa per persone affette da disordini mentali. E poi ci sono ancora le preghiere raccolte la domenica mattina durante il culto. Chi si occupa di questo momento raccoglie tutte le richieste che vengono dall’assemblea: «Vorrei pregare per quello che sta accadendo in questi giorni in Nigeria», «Vorrei pregare per la mia compagna che è stata operata ieri e che si trova ancora in ospedale», «Vorrei chiedere al Signore di farmi trovare un lavoro che mi faccia essere orgoglioso di me stesso», «Vorrei che Dio mi aiutasse a tenere a bada la mia rabbia e che mi rendesse ogni giorno migliore attraverso il perdono e l’amore che solo lui può darci», «Vorrei chiedere al Signore di accompagnare mia madre che sta perdendo l’uso delle gambe e che sta vivendo una vecchiaia difficile». Richieste di preghiere per situazioni concrete che raccontano storie dai contorni a volte drammatici, storie che vengono raccolte dalla liturgia e che diventano attraverso di lei una preghiera corale capace di rappresentare il tessuto multiculturale e anche infinitamente umano della chiesa di Edgewater.

Si mangia anche prima delle riunioni dei concistori o dei consigli di chiesa e c’è sempre un caffè se si deve parlare con la pastora.

Cibo e preghiera. Ad entrambi viene dato molto spazio e l’uno accompagna l’altro. Il nutrimento del corpo si intreccia con quello spirituale e questo rende le persone legate le une alle altre. Non è un caso che questa attenzione al cibo e alla preghiera venga guidata dalla “Reverend Cathy”, dalla pastora Cathy. Una donna. Una donna bianca che i neri pensano sia nera perché quando canta si muove come loro e che i bianchi credono sia bianca perché quando parla, ha una voce “bianca” come la loro. Una pastora che è in grado di rendere umane le ragazze con i disordini mentali perché ha la pazienza di ascoltarle e di rispondere alle loro domande che sono a volte acute e profonde e altre confuse e disarmanti.

Anche nelle nostre chiese dovremmo saper dare nutrimento al corpo e allo spirito in maniera semplice ed estemporanea. Questo ci renderebbe più umani, più legati alle nostre vere necessità. Potremmo diventare capaci di chiedere quello di cui abbiamo veramente bisogno e di lasciare a casa, almeno ogni tanto, quel formalismo dentro il quale ci nascondiamo.