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Celebrazione ecumenica a Biella

Fra i momenti più significativi della “celebrazione ecumenica della Parola di Dio”, che si è svolta domenica 25 gennaio nella chiesa valdese di Biella, vi è stato l’abbraccio fra il vescovo mons. Gabriele Mana, il pastore Marco Gisola, i fratelli del monastero di Bose Lino Breda e Matthias Wirz (l’uno cattolico e l’altro protestante) e il sacerdote ortodosso padre Pietro Yarishak.

La partecipata iniziativa ha celebrato anche a Biella la settimana mondiale di preghiera per l’unità dei cristiani, che aveva come tema l’incontro tra Gesù e la samaritana tratto dal versetto 7 del quarto capitolo del Vangelo di Giovanni: “Dammi un po’ d’acqua da bere”.

Dopo aver rivolto un caloroso benvenuto a tutti i partecipanti, il pastore valdese Marco Gisola ha introdotto la cerimonia che ha avuto uno svolgimento molto cordiale, reso ancor più suggestivo dal suono delicato della cetra di Valentina (della piccola comunità di Muzzano) che ha accompagnato i canti (Come cerva che assetata, Kyrie eleison, di solo pane l’uomo non vivrà ma di parola di Dio, Tu sei la mia vita, Dio di Amore, noi ti preghiamo).

Gisola ha informato i presenti che il materiale liturgico è stato preparato dal Consiglio nazionale delle chiese cristiane del Brasile.

La predicazione è stata svolta dal vescovo di Biella che ha detto di partecipare con gioia per la terza volta nella chiesa valdese.

“Nell’incontro tra Gesù e la samaritana – ha sottlineato monsignor Mana – vi è la storia umana: la donna ci rappresenta tutti, la donna ha sete di infinito, la donna vuole essere amata, non usata. Le religioni non devono essere un problema ma la risoluzione dei problemi”.

Il vescovo ha voluto anche affrontare un tema di stretta attualità: “il terrorismo è inqualificabile e ciò che è successo in Francia va condannato senza se e senza ma; è balzato comunque agli occhi come gli organi di informazione hanno dato diverso rilievo agli omicidi di Francia rispetto ai duemila morti della Nigeria”. Monsignor Mana ha detto che, come ci ha insegnato Gesù, libertà deve però essere accompagnata al senso di responsabilità.

Ritornando al tema della celebrazione, il vescovo ha concluso con l’invito alla fratellanza fra i cristiani: “Oggi vi è sete di unità, bisogno di salvezza per trovare nell’incontro con Cristo la nostra unità”.

Nel commiato della cerimonia è intervenuto padre Pietro Yarishak, ucraino, della chiesa ortodossa russa.

Per ben dieci volte, dopo aver messo in rilievo la difficile situazione del suo paese, ha ripetuto la parola mir, che significa pace, ricordando che occorre avere la pace nel cuore secondo gli insegnamenti Gesù Cristo, per diffondere la pace nel mondo.

Dal monastero di Bose, i cui fratelli sono impegnati da sempre alla ricerca dell’unità dei cristiani, hanno partecipato alla celebrazione due esponenti (uno evangelico e l’altro cattolico) per rimarcare che nella stessa loro comunità vi è l’espressione concreta di questa unità fraterna.

La celebrazione ecumenica ha avuto altri tre importanti momenti di condivisione: la recita del Credo, la preghiera del Padre Nostro, e le offerte comuni destinate alla Mensa di via Novara (Biella).

Un altro significativo episodio è stato il “gesto dell’acqua”: in un unico contenitore sono state versate tre brocche d’acqua a cura di tre partecipanti di confessioni religiose diverse.

Nel terminare la celebrazione, il pastore Gisola ha auspicato, oltre alla settimana per l’unità dei cristiani, nuovi incontri ecumenici fra le confessioni religiose cristiane.

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Da sinistra Matthias Wirz (protestante, monastero di Bose), Marco Gisola pastore valdese, Gabriele Mana vescovo di Biella, Pietro Yarishak sacerdote ortodosso, Lino Breda (cattolico, monastero di Bose).