Morti di freddo e di abbandono


Gli scafisti ci sono sempre stati e fino a quando non si apriranno corridoi umanitari e canali legali di ingresso protetto ogni attività di contrasto di quella che definiscono “immigrazione illegale” e soprattutto il ritiro delle missioni di soccorso, come lo è stato in parte Mare Nostrum, produce morte. I responsabili politici della tragedia e del ritiro di Mare Nostrum perché “incoraggiava le partenze” ci mettono la firma. Non hanno più il pudore di nascondersi. Anzi pensano che con la linea della “fermezza” potranno raccogliere ancora altri voti. «Interventi solo in casi gravi», come ha detto il ministro dell’Interno, vuol dire «ci assumiamo la responsabilità della morte di migliaia di persone». Un ritiro imposto dai burocrati di Bruxelles, dalla Germania della Merkel, dalla Francia della Le Pen, e dai leghisti di Salvini, che impone, e imporrà ancora di più in futuro, un tributo sempre più elevato in termini di vite umane.

Di sicuro la fine di Mare Nostrum e il cambio delle regole di ingaggio, perché i mezzi di Frontex (operazione Triton) non vanno oltre 30 miglia a sud di Lampedusa e Malta ha modificato la situazione, ma non si è prodotto l’effetto dissuasivo auspicato da Bruxelles, fanno soltanto aumentare le vittime delle barriere e dei confini europei, tutte persone che, se fossero riuscire ad arrivate in territorio Schengen, avrebbero avuto diritto ad uno status di protezione internazionale. I migranti che sono morti in questi giorni nelle gelide acque del canale di Sicilia sono vittime delle burocrazie europee, e della pavidità di chi ha ceduto ai ricatti elettorali della Lega Nord e delle destre europee, per bloccare le missioni di salvataggio operate dalle grandi navi militari nel Canale di Sicilia.

Anche in questa occasione appare eroico l’impegno dei mezzi e degli uomini della Guardia Costiera usciti in mare con una burrasca forza otto e costretti ad affrontare con il loro carico di naufraghi onde alte più di sei metri. Si avverte la mancanza delle grandi navi della Marina Militare che lo scorso anno stazionavano a 40-50 miglia dalla costa libica. Adesso in quella fascia di mare, cento-centoventi miglia a sud di Lampedusa, non c’è più nessuno, anche le navi commerciali si tengono al largo della Libia, per il rischio di assalti, e si muore di abbandono.


Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, «nel 2014 almeno 218.000 persone hanno attraversano il Mediterraneo e in più di 3.500 hanno perso la vita – un numero che sarebbe stato più elevato se non fosse stato per gli sforzi dell’operazione di salvataggio Mare Nostrum condotta dall’Italia, che attualmente non è più attiva. L’operazione Triton promossa dall’Europa e gestita dall’Agenzia europea di protezione delle frontiere Frontex ha un obiettivo diverso e non fornisce in modo adeguato la capacità di ricerca e soccorso. Se le operazioni di ricerca e soccorso non verranno condotte in modo idoneo, ci si dovrà aspettare altre tragedie di questo genere».

Altri dimenticheranno in pochi giorni questi morti e trascureranno così la loro stessa dignità umana, ridotti ad automi inebetiti dalla crisi e dalle menzogne delle forze di governo. Noi proseguiremo giorno per giorno non solo a ricordare che la dignità e la vita degli uomini viene prima della “difesa dei confini” e della “guerra tra religioni”, ma a praticare tutte le azioni di solidarietà attiva che possano ridurre il numero delle vittime di quella che è una guerra non dichiarata ai migranti, una guerra che è rivolta anche a tutti i cittadini solidali che li assistono e che con loro sperano di contribuire alla costruzione di una convivenza ancora possibile e di una società più giusta.

Copertina: Via Flikr con Licenza CC 2.0