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Essere persona, sempre e comunque amata da Dio

Da un’esperienza vissuta in prima persona, attraverso le lacerazioni provocate dalla malattia della madre, giungono al lettore una lezione di vita e una di teologia. Mi porti a casa?* ripercorre i «pensieri di una figlia» di fronte al progressivo dissolversi della mente della mamma, con quel che ne consegue per l’esistenza degli altri familiari coinvolti: organizzarsi, modificare il palinsesto delle proprie giornate e settimane, per far fronte alle necessità di un «accudimento rovesciato».

Non si tratta solo della vecchiaia dei genitori: con la malattia di Alzheimer – scrive Gabriella Bottini (Università di Pavia) nell’introduzione – «si degradano progressivamente i tratti del carattere, si offuscano i suoi comportamenti soliti, e la persona si perde in un’omologazione drammatica»…: ecco un addetto ai lavori che parla senza tecnicismi. La persona «si perde»: non sa più chi sia, né dove; «omologazione»: parola che attiene alla cultura e alla politica, la categoria acutamente denunciata da Pasolini per una cultura che andava massificando l’Italia; l’azzeramento delle culture locali, delle parlate, della natura non può che portare a un «tutto uguale» che non è più nulla, che non è riconoscibile, che non ha personalità.

Appunto. Manca la personalità. Ma la persona c’è, fino all’ultimo, solo che chi è intorno all’ammalato o ammalata, non sa se questo «ultimo» sia già arrivato, o se ancora la situazione possa peggiorare, in una discesa senza fine, a cui però qualcosa tenacemente si oppone. Questo qualcosa che si dibatte in modi forse inconsulti, questa eccedenza ingovernabile di umanità residua e autentica è probabilmente la nostra natura di creature amate da Dio, esseri fragilissimi che hanno la loro vita nei loro corpi e nelle loro menti, ma anche in un altrove, a cui presiede l’amore di Dio.

Ed ecco, allora, che questo diario si apre alla speranza: la sua strutturazione è ben progettata, per due motivi. Alla narrazione vengono intercalate alcune lettere, di una pastora di Milano, di un pastore esperto nella pastorale clinica, di una carissima amica dell’autrice. Di fronte a una malattia così devastante occorre infatti far fronte comune ed essere sostenuti. Le notazioni cronologiche, poi, sono vaghe (sono passati tre mesi, manca poco a Natale, il giorno dell’Epifania): una corrente nella quale i congiunti stessi sembrano perdere la cognizione precisa del tempo (si vedano sull’Alzheimer le bellissime pagine di Eugenio Borgna, Il tempo e la vita, Feltrinelli 2015 – Riforma n. 7, p. 7).

Ma in questa vicenda compare anche Dio. Perché proprio quando Egli sembra nascosto, quel Deus absconditus (Isaia 45, 15) che ha interpellato Agostino e poi Lutero, Pascal e poi Karl Barth, e ancora ha impregnato i film di Dreyer, Berg­man e Bresson, non lascia mai né l’ammalata né la figlia, che a Lui scrive: «Non ho sempre santificato il tuo nome, ma sei sempre stato presente in questa vicenda, anche quando ti ho negato». I testi biblici, conosciuti da sempre (anche dalla mamma) o suggeriti dagli interlocutori aiutano a ribadire la consapevolezza dell’autrice e un sostegno paterno (in una personalissima riscrittura del Padre Nostro) la porta a uscire dal tunnel. Quando la mamma pare ormai irriconoscibile, «mi manca la mamma di un tempo» – confessa Baldassini, che però aggiunge una confessione emozionante: «… ma ho paura che mi possa mancare anche questa mamma quando non ci sarà più». Lo tengano a mente quanti con troppa sicurezza pensano di poter fissare in astratto il momento in cui una persona non è più se stessa…

Ultima considerazione: l’autrice ha avuto al suo fianco, oltre al marito e i figli, e le sorelle come lei coinvolte, la propria comunità di fede (che scrive un messaggio augurale alla mamma stessa) e dei ministri delle nostre chiese. Quando siamo arcigni nei confronti di pastori e pastore, e quando ci lamentiamo dello scarso tessuto comunitario delle nostre chiese, facciamoci prima un bell’esame di coscienza, perché a tanti altri parenti di ammalati questo sostegno non è dato.

*Laura Baldassini, Mi porti a casa? Accudire un genitore malato – Pensieri di una figlia; con contributi di D. Mack. Torino, Clau­diana, 2015, pp. 90, euro 9,50.