ll

L’ironia quasi disperata di Luca Loizzi

Pugliese, acuto, ironico, quasi disperato. Luca Loizzi, sulle scene da più di un decennio abbondante, è un professore cantautore. Non che i due mestieri siano necessariamente collegati, ma sicuramente uno aiuta l’altro nello riuscire a raccontare le cose in modo che arrivino, sedimentino, e lascino una traccia duratura.

Partendo dalla chitarra, passando per il jazz e lo swing, Luca Loizzi arriva poi al cantautorato e al teatro, lasciandosi ispirare dal lavoro degli italiani e dei francesi, unendo la musica ed il palcoscenico in quello che poi diventerà il suo stile personale, così radicato nelle storie e nelle vicende che tutti, prima o poi, in quanto esseri umani imperfetti, viviamo. Lasciandosi ispirare dalle sue esperienze, ma soprattutto da quelle degli altri, e poi dalla musica stessa, il cantautore ha saputo confezionare una grammatica tutta sua per riuscire a raccontare di tutto, della società, dell’amore, dello ieri e dell’oggi.

Nasce così il nuovo Canzoni Quasi Disperate, che così come suggerisce il titolo non è un urlo di dolore inconsolabile, ma nemmeno una tranquilla passeggiata nel parco nell’aria tiepida della primavera. È la constatazione che si sta tutti un po’ sull’orlo del baratro, e che l’unica cosa che ci trattiene dal precipitare è una sana e imprescindibile ironia (e autoironia). 

Recuperando sonorità cabarettistiche e cremosamente vintage, il suono dell’album riesce ad avvolgere morbidamente come una camicia di forza di ciniglia, perché se è vero che mette subito a proprio agio, è anche vero che non si dimentica facilmente, grazie ad una attentissima scelta dell’accoppiata tra parole e musica, che paiono rincorrersi distrattamente tra le righe dei un generoso stato di ironia. Bilanciando benissimo ogni ingrediente, Canzoni Quasi Disperate è bello proprio perché è solo “quasi”: è quasi disperato, perché il dolore c’è, ma non è troppo, è quasi gaberiano, ma in realtà ha una sua personalità ben definita, è quasi infinito, ma in realtà finisce, perché ogni storia ha un capo ed una coda, perché è così che deve essere, ed è così che è bello che sia, e tutte questi “quasi” Luca Loizzi li ha compresi e fatti propri, dimostrando di aver capito molto bene qual è la sua strada.