mm

Nata sghemba

Un cherubino splendente/ precipita dal cielo l distrutto/ e silenzioso/ viene il giorno. Come un’altra grande poeta europea, la romena Ana Blandiana, anche nei versi di Mariella Mehr ci sono angeli che si sfracellano al suolo. Perché nessuno torna/ con me nel mare/ a sistemare le cose/ che non sono nelle mani/ degli angeli?

E’ una zingara, pardon!, una Jenische o Yeniche, alla francese, l’autrice di questi versi angelici, Tu non chiedere delle mie ferite/ quando la mia bocca affamata/ cerca/ di custodire gli angeli. Di cherubini il suo popolo non ne ha incontrato tanti, né durante lo sterminio nazista, in cui molti jenisches furono avviati ai campi di sterminio insieme a rom e sinti, né dopo. Lei, come molti altri bambini e bambine jenisches, è stata oggetto delle attenzioni del programma del governo svizzero Figli della strada che, in base ad un progetto eugenetico di miglioramento della razza svizzera, e non stiamo parlando di bovini, sottraeva i figli alle proprie famiglie per assegnarli ad orfanotrofi o a istituti psichiatrici. Niente,/ nessun luogo./ C’è ancora rumore/ di sventura nella testa, / e sulla mappa del cielo/ io non sono ancora presente. Così è successo per Mariella Mehr e per altri 500 bambini finché la stessa comunità jenische si è organizzata per denunciare il programma e bloccarlo, come è avvenuto negli anni Settanta del Novecento.

Il suo essere nata sghemba l’ha raccontato in diversi romanzi e raccolte di poesie, per fortuna tradotti in italiano. Ora l’editore Einaudi pubblica nella collana “bianca” Ognuno incatenato alla sua storia, una consistente antologia delle sue poesie con testo tedesco a fronte, per la cura e la luminosa traduzione di Anna Ruchat. Vergogna./Quest’ultima parola rimasta si mescola per/ sempre alla carne disabitata,/ trafitta da lame sorde.