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Accadde oggi, 2 luglio

“Finalment ij soma!” Finalmente ci siamo.

Così, con un moto di sollievo, si rivolge al vecchio amico La Marmora il re d’Italia Vittorio Emanuele II, seccato dallo scomodo viaggio che da Firenze lo ha portato in carrozza fin nell’atrio del Quirinale, la sua nuova dimora. Lui che ha sempre rimpianto Torino dove lascia amici e amanti (che presto lo seguiranno, specie queste ultime) deve ora insediarsi sul colle più alto dell’Urbe e da qui guidare le sorti di una nazione giovane e irrequieta, soprattutto ai confini.

L’epica risorgimentale non poteva accettare parole così poco solenni da uno degli eroi del tempo, il re galantuomo che aveva difeso lo Statuto Albertino dalle mire del generale Radetzky, per cui ai posteri e per i libri di scuola la frase assume altri e più alti toni: «Qui siamo e qui resteremo!», con una retorica estranea ad un sovrano schivo di indole e alieno alla pomposità linguistica (quando gli propongono di indossare l’elmo di Scipio e salire sul Campidoglio, novello Cesare, risponde che per lui quel coso è buono solo per cuocerci la pastasciutta).

E’ il 2 di luglio del 1871.

Sono passati pochi mesi dalla presa di Porta Pia del settembre 1870, che ha messo fine al potere temporale del papa in Italia. Italia che si può considerare unita una volta conquistata Roma, anche se mancano ancora parti in mano austriaca (Trieste, il Trentino). Ed è passato poco più di un mese dal maggio del 1871 quando il Parlamento nella sua cattività fiorentina ha varato la “Legge delle Guarentigie” che riconosce i palazzi di proprietà vaticana e riconosce il papa come sovrano indipendente.

Pio IX che da Porta Pia è asserragliato nelle sue stanze rifiuta ogni proposta, scomunica tutto lo scomunicabile e apre un lungo silenzio che si chiuderà ufficialmente soltanto nel 1929 con la firma dei Patti Lateranensi fra un’Italia nel frattempo fascistizzata e uno stato pontificio che comprende che conviene accontentarsi di cosa passa il convento, vista l’aria che tira.

Quando, un pugno di anni prima aveva comprato la residenza de La Mandria per farne il luogo degli incontri privati con l’amante e poi sposa morganatica Bella Rosina, Vittorio Emanuele non immaginava di non riuscire in pratica quasi a metterci piede, tanto gli eventi hanno nel frattempo preso slancio e come una valanga inarrestabile lo hanno condotto a Firenze e poi a Roma. Il suo cruccio rimarrà la rottura dei rapporti con il vaticano. Vittorio Emanuele è molto superstizioso e quella scomunica del pontefice a tutta casa Savoia proprio non riesce a digerirla. Ci penseranno i suoi discendenti a pacificare ampiamente la disputa.

Foto “150PalazzoQuirinale” by MarkusMarkOwn work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.