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Accadde oggi, 14 luglio

Da uomo di cinema, del cinema di una volta, e da uomo di teatro (il teatro dei grandi classici, specialmente nordici, da Ibsen a Strindberg) Ingmar Bergman, che nasceva a Uppsala il 14 luglio 1918, seppe rinnovarsi e si trovò pienamente a proprio agio anche lavorando per la televisione. L’ultimo film, Sarabanda, lo girò all’età di 85 anni nel 2003, ed era la prosecuzione del precedente Scene da un matrimonio: stessi personaggi, stessi interpreti. Ovviamente trent’anni dopo.

Non erano solo invecchiati loro: era cambiato il mondo. Le inquietudini degli anni ’50 e ’60, la guerra fredda, l’atomica, il silenzio di Dio, la psicoanalisi e l’incomunicabilità lasciavano il posto alla cultura secolarizzata e priva di grandi ideali. Non c’è più il personaggio che si chiede perché Dio non parli. Ora ci si chiede: Dio chi? La nostra contemporaneità lietamente danza mentre il «Titanic» dei rapporti umani cola a picco; i rapporti interpersonali erano complicati anche nei decenni precedenti; ma fino a trent’anni fa questa difficoltà faceva problema; ora è accettata, incistata nella vita di ognuno e ognuna come una febbre che ci fa sentire ancora vivi.

Forse però Dio lo cerchiamo senza saperlo; e tanti di quegli ex-credenti che hanno popolato i film di Bergman, che di Dio hanno creduto di fare a meno, si ritrovano alle prese con qualche dubbio. E forse quel Dio è meno nascosto di quel che sembra; e magari riesce anche a superare la coltre di silenzio delle figure pastorali che in quei film attutivano ogni espressione di spontaneità. Uno di questi pastori era il padre del giovane Ingmar. Il grigiore di casa non vinse: la curiosità per la Bibbia, la potenza evocativa dei profeti e delle liturgie un po’ pietiste dell’epoca spinsero il regista, che si considerava fuori dalla Chiesa e dalla religione, a mettere in bocca ai propri personaggi delle domande forti, che ci interrogano ancora. Ma lui dal 2007 non c’è più: a noi di scoprire chi le pone oggi.

Foto: “Ingmar Bergman Smultronstallet” di Louis Huch (1896–1961), at SF 1930–60 – Svenska filministitutet. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.