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Umberto Eco, intellettuale globale che incontrò anche i valdesi

Nella prevedibile grande attenzione che i media, non solo italiani, hanno dedicato alla scomparsa di Umberto Eco è possibile rinvenire accenti diversi, attenzione per questo o quell’aspetto della sua sterminata opera di filosofo del linguaggio, critico letterario, semiologo, osservatore della società e della cultura, erudito dai toni ironici, personaggio dotato di una curiosità illimitata che lo portava – come ha ricordato lo scrittore americano Paul Auster – a interessarsi perfino delle cose che non esistono. È vero: le costruzioni mentali, l’esercizio della fantasia, fatta decollare comunque da basi reali e storiche, sono stati altrettanto importanti e hanno affiancato la pratica dello studioso.

 

Sarebbe impossibile descrivere compiutamente una carriera tanto multiforme e al tempo stesso impegnata nel cercare sempre una via civile alla politica, con il tramite della cultura: si veda l’uscita recente dall’alveo delle edizioni Bompiani, conseguente all’accorpamento dei grandi gruppi editoriali Mondadori-Rizzoli, per creare una nuova casa editrice. Quanto al valore della sua opera di studioso, è emblematico che l’anno scorso sia uscito un volume collettivo per celebrare i cinquant’anni di un suo testo, quell’Apocalittici e integrati (1064) che segnava una svolta negli studi sulla comunicazione all’interno della società di massa.

Ma a noi preme anche un ricordo più vicino alla piccola realtà del mondo protestante italiano. Era il 4 maggio del 2013 quando il Comune di Torre Pellice procedette all’attribuzione della cittadinanza onoraria a un illustre intellettuale, il secondo dopo Andrea Camilleri. Nel tempio valdese, dunque, si svolse un incontro nel corso del quale Eco raccontò di avere avuto a più riprese incontri con amici valdesi che erano al tempo stesso nell’ambiente universitario: Mario Miegge, lo storico Salvatore Caponetto, l’architetto fiorentino Giovanni Klaus Koenig, che per primo, proprio contemporaneamente a Eco agli inizi degli anni 60, avviava innovativi studi di semiotica applicati all’architettura.

Il passaggio di Umberto Eco a Torre Pellice ebbe poi un altro risvolto con la visita al Centro culturale valdese e agli Archivi della Tavola valdese e fotografico. Ovviamente, da bibliofilo, il professore ebbe modi di visitare anche la Biblioteca del Centro culturale, dove – ricorda il responsabile Marco Fratini – si interessò alla Bibbia di Olivetano, ad alcune edizioni cinquecentesche di testi di Lutero e Calvino, ad alcuni resoconti dei viaggiatori inglesi nelle valli valdesi e alla Histoire générale des Eglises Evangeliques des Vallées du Piémont ou Vaudoises del 1669.

Foto: Umberto Eco e Mario Calabresi al Tempio valdese di Torre Pellice