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Una fraternità condivisa e partecipata

Ora non “fanno più l’americano”, ora sono tutti tornati nelle loro sedi in Italia. Peter Ciaccio, dopo due mesi a Seattle, ha già celebrato il primo culto a Palermo, Mirella Manocchio e Davide Rostan, appena rientrati da Chicago, lo faranno presto, nelle loro comunità di Parma e di Susa.

Chissà se già da subito sperimenteranno qualche nuova idea liturgica conosciuta, in queste ultime otto settimane, nelle chiese nordamericane?

Tutti e tre hanno potuto partecipare a culti in diverse chiese e comunità: culti nella Chiesa Presbiteriana, nella Chiesa Riformata, nella Chiesa Unita di Cristo, nella Chiesa Metodista, nella cappella di un Seminario Teologico di Chicago; culti in comunità di maggioranza bianca, culti di comunità prevalentemente afroamericane, celebrazioni speciali in occasione del mese dedicato alla “Storia Nera” o alla Festa delle donne.

Io stessa, come coordinatrice del programma, durante il mio viaggio di 12 giorni, visitando le chiese ospitanti e i pastori americani che si erano resi disponibili come tutor, ho avuto l’occasione di partecipare a quattro culti, in tre denominazioni e ambienti del tutto diversi!

Una cosa in comune, però, avevano tutti questi culti: la partecipazione attiva di più persone. La liturgia, negli Stati Uniti, viene con-celebrata, mai è solo il pastore o la pastora che prega e legge e predica. Tutte le domeniche dell’anno le diverse parti della liturgia vengono affidate ai membri di chiesa.

Non esiste il culto “pastoricentrato”. E’ davvero il culto della comunità. Gli interventi attivi dei membri di chiesa non si limitano soltanto alle letture. Qualcuno è responsabile della preghiera iniziale, qualcuno prepara la confessione di peccato, un’altra persona ancora introduce il momento in cui è possibile raccontare ciò che preoccupa e ciò per cui si vuole ringraziare.

La mia visita alle chiese, ai colleghi italiani e americani si è conclusa con un incontro di valutazione intermedia dell’esperienza Effee. Con i pastori italiani e alcuni membri del Comitato della American Waldensian Society ci siamo incontrati per tre giorni a Schenectady – una cittadina nel nord dello Stato di New York – nei locali della First Reformed Church che nel 2015 aveva ospitato il pastore Jonathan Terino.

Tutti e tre i pastori hanno evidenziato, nelle loro considerazioni, la ricchezza dell’approccio liturgico condiviso. Speriamo che sia possibile introdurre qualche elemento di questa esperienza nelle loro comunità italiane.

Tutti noi abbiamo ricevuto tanto dal periodo americano; siamo davvero grati alla American Waldensian Society che, per un secondo anno, ha finanziato il programma di “immersione totale” nella vita ecclesiastica statunitense.

Le chiese ospitanti hanno avuto, in cambio, racconti sulla vita delle chiese in Italia, orecchie attente, domande e osservazioni stimolanti e predicazioni tenute con un simpatico accento italiano, e talvolta pure una cena all’italiana.

E le chiese italiane disposte ad accettare l’assenza dei loro pastori per due mesi approfitteranno, così si spera, di nuovi stimoli e idee portati dagli Stati Uniti.

Esperienza di formazione e fraternità ecumenica – effettivamente bella a riuscita anche quest’anno. Speriamo che per il 2017 ci siano pastori e pastore pronti a partire.