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La forza che ci muove

Nel Signore si rallegrerà il nostro cuore, perché abbiamo confidato nel suo santo nome
Salmo 33, 21

Abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo
I Pietro 1, 13)

Tempo fa in una trasmissione televisiva si intervistavano degli operai tedeschi. Avevano finito la loro giornata lavorativa e si godevano il riposo in un bar. All’intervistatrice che chiedeva loro se erano contenti della loro condizione, rispondevano esprimendo la loro piena soddisfazione. Diverse ovviamente le risposte quando in Italia si intervistano precari che da anni attendono una sistemazione a tempo indeterminato o operai che difendono il loro posto in una fabbrica minacciata di chiusura. In questi casi le parole danno sfogo a una piena irritazione.

La «piena speranza nella grazia» non è presente nella soddisfazione dei primi, mentre si trova adombrata nella determinazione con cui i secondi si propongono di raggiungere qualche obiettivo con la loro lotta. Nelle situazioni normali, che si trovano in qualche punto tra le due situazioni estreme, si è in bilico, un po’ soddisfatti e un po’ irritati, se al centro non c’è la speranza.

Che cos’è la speranza? Non è l’attesa di un futuro di delizie. Quell’attesa appartiene al mondo dei sogni. La speranza è piuttosto un modo di vivere l’impegno quotidiano. È la prospettiva con cui ci muoviamo. Gesù ha portato la pace che ci mette nella condizione di figli e figlie di Dio, in un rapporto che dà piena realizzazione alla vita. Questa è la grazia. Noi questa condizione la viviamo per frammenti. In Cristo è realizzata, per noi è un punto di arrivo. Ma il punto di arrivo è certo. Perciò ci muoviamo in azioni che tendono verso quel punto di arrivo. Orientata verso la pace che in Cristo è realtà, la speranza non può che essere piena; è la forza che ci sospinge verso il compimento certo.

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