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Essere membri di chiesa, questione di denaro o di fede?

La storia che stiamo per raccontare e che giunge dalla Norvegia si presenta ricca di sfaccettature e di spunti di riflessione che toccano l’animo umano e il futuro delle chiese come le abbiamo conosciute fino ad oggi.

Bisogna fare un poco di ordine: nella nazione nord europea la Chiesa luterana è religione di Stato, sebbene il processo di separazione sia in corso d’opera. Oltre ad essa le altre confessioni riconosciute ricevono finanziamenti proporzionate al numero di fedeli iscritti ai registri di chiesa. Nel 2010 risultavano risiedere in Norvegia circa 70 mila cattolici, un’inezia dei 4 milioni di abitanti del Paese, sufficienti comunque a garantire un gettito notevole alle casse della chiesa. Ma ecco che in 4 anni il numero dei fedeli sembrava raddoppiato, giungendo alla cifra di 140 mila persone e consentendo in poco tempo maggiori entrate per oltre 5 milioni di euro, in particolare alla diocesi di Oslo, la più interessata dai nuovi presunti flussi. Da qui le attenzioni della polizia giudiziaria che avviava alcuni accertamenti giungendo a bussare alle porte del vescovo della capitale, il canonico agostiniano Bernt Ivar Eidsvig. Lo scorso anno le prime ammissioni: i nuovi membri di chiesa erano stati iscritti a loro insaputa, i loro nomi tratti dagli elenchi del telefono fra quelli che potevano tradire una nazione di origine a maggioranza cattolica, tanto per non far crescere subito i sospetti. Un lavoro certosino, ma a qualcuno troppo zelante deve essere scappata la mano, da qui le attenzioni dei giudici. Il contenzioso è ancora in corso fra parziali conferme di responsabilità ma nessuna volontà di restituire il presunto maltolto.

La vicenda ha fatto e sta facendo ancora molto parlare in Norvegia, tanto che anche la Chiesa evangelica luterana, che conta ufficialmente quasi 4 milioni di membri, pari al 75% della popolazione (numero in costante calo da anni), ha scelto di pubblicare su un sito internet i nominativi di tutti coloro che risultano iscritti nei registri di chiesa, dando la possibilità di eliminare il proprio nome o di aggiungerlo. La pagina web è stata resa disponibile a partire dal 15 agosto di quest’anno, e nei primi 4 giorni si sono registrate addirittura 15 mila richieste di cancellazione dai registri. Cifre da esodo biblico che però non paiono turbare i vertici luterani, convinti che si tratti di un normale assestamento favorito dall’estrema facilità di dismissioni che il sito internet consente: in sostanza si tratterebbe di persone che già avevano intenzione di abbandonare la chiesa e che hanno trovato una modalità rapida e indolore per farlo. Se dovesse continuare questa fuga, sommata al crollo dei nuovo battesimi che di anno in anno si stanno contraendo a gran velocità, ben presto le casse della chiesa potrebbero trovarsi in affanno, obbligando a un ripensamento generale delle normative in materia di finanziamenti.

La vicenda è in qualche modo analoga a quella tedesca: in Germania aumenta di anno in anno il numero di coloro che dichiarano di non appartenere più alla Chiesa cattolica o a quella luterana al fine di non pagare la Kirchensteuer, la tassa sull’appartenenza religiosa, che varia da Land a Land ma che comunque oscilla fra il 3% e il 9% del reddito, non proprio spiccioli. I vescovi tedeschi hanno risposto a tali fughe con un decreto che in sostanza commina una serie di sanzioni canoniche che giungono alla negazione dei sacramenti e della sepoltura.

Anche in seno al panorama protestante si discute sulle migliori vie per ovviare ad un oggettivo problema.

Nel 2014 circa 200mila fedeli protestanti tedeschi hanno abbandonato la propria chiesa con un atto ufficiale, mentre erano stati 138mila nel 2013. I numeri della Chiesa cattolica per il 2014 non sono ancora noti, mentre nel 2013 circa 178mila cattolici hanno rinunciato all’appartenenza ufficiale alla Chiesa. Nel 2013, la chiesa cattolica e quella protestante hanno raccolto complessivamente circa 10 miliardi di euro dalla tassa sulla religione.

La questione finale che rimane sospesa va al di là delle pur pressanti contingenze economiche che in tempi di crisi portano a risparmiare in ogni modo. E’ possibile abbandonare la propria fede, la propria chiesa con un click, allo stesso modo in cui si recede da un contratto economico o ci si cancella da un qualche sito internet promozionale? Arriveremo a conoscere il battesimo a scadenza?

Anche nel mondo valdese, ad esempio, fra gli obblighi dei membri di una comunità esiste quello di contribuire alla sussistenza della chiesa, eppure le percentuali anche qui calano di anno in anno. Quale la giusta risposta ad un problema esistente?

Immagine: via pixabay.com