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Polinesia, la Chiesa protestante locale citerà la Francia per crimini contro l’umanità

La Chiesa protestante Ma’ohi della Polinesia francese, riunita per il suo 132 sinodo, ha discusso e votato una mozione sofferta, ma senza ombra di dubbio storica: la chiesa evangelica, creata nel 1797 da missionari della London Missionary Society sbarcati a Tahiti, citerà infatti in giudizio la Francia alle Nazioni Unite  per crimini contro l’umanità, per i test nucleari effettuati in zona nell’arco di 30 anni, dal 1966 al 1996. 193 esplosioni, aeree e sotterranee, con potenza superiore alle bombe di Hiroshima e Nagasaki, fra gli atolli di Mururoa e Fangataufa nell’arcipelago di Tuamotu che stanno lasciando un’eredità di morti per cancro e scorie (plutonio in particolare) che rilasceranno sostanze nocive nell’ambiente per i prossimi 200 mila anni, oltre a causare erosioni del terreno e stragi anche nella fauna locale. 7400 sarebbero i polinesiani ammalatisi negli anni a seguito delle radiazioni sprigionate dalle varie esplosioni nucleari. 1000 i dossier presentati alle autorità giudiziarie, relativi ad altrettante storie di dolore e sofferenza. Appena 20 fra loro hanno ricevuto indennizzi perché le loro malattie sono state effettivamente riconosciute come connesse ai test atomici.

Il tema è doloroso: ancora a febbraio di quest’anno il presidente François Hollande, in visita in Polinesia aveva riconosciuto il debito lasciato a queste terre in termini di danni naturali e alle persone, promettendo un cambio di passo in termini di finanziamenti ai reparti oncologici degli ospedali locali, una maggiore facilitazione all’accesso ai risarcimenti per i veterani dei siti nucleari e la creazione di un archivio storico relativo a questa pagina di storia, scritta per rendere la Francia una potenza belligerante di livello globale.

Al contempo la Chiesa Ma’ohi che è membro della Cevaa (la Comunità delle chiese in missione) e della Comunione mondiale delle chiese riformate (Wcrc) chiederà al governo locale che il 2 luglio, data del primo esperimento nucleare a Mururoa nel 1966, diventi la giornata in memoria delle vittime e dei danni causati dagli ordigni atomici.

La denuncia verrà inoltrata in particolare alla Corte penale internazionale de l’Aia che si occupa proprio di giudicare i crimini contro l’umanità. Il rappresentante francese nell’arcipelago, l’alto commissario della Repubblica René Bidal ha bollato l’iniziativa della Chiesa protestante Ma’ohi come «un’esagerazione che manca di fondamento, ricordando le recenti promesse dell’Eliseo in termini di impegno a risarcire le eventuali vittime e i danni arrecati».

Per Oscar Temaru, presidente della Polinesia francese dal 2011 al 2013 quella del sinodo Ma’ohi rappresenta invece una  «decisione storica che serve a  punire una politica di imposizioni, in cui la popolazione locale non ha potuto pronunciarsi, ma solo subire passivamente i test, come una colonia qualsiasi del diciannovesimo secolo». 

La Polinesia non è uno Stato autonomo sebbene passi avanti in questo campo si stiano compiendo negli ultimi anni, ma il controllo di Parigi rimane ben saldo, a partire dalla Difesa fino alle leggi che vengono trasmesse per l’approvazione al Consiglio di Stato transalpino, che quindi ha potere di veto sulle norme approvate a 15 mila km di distanza. Come una colonia qualsiasi per l’appunto.

Foto: Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=446297