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A Rimini una Riforma ecumenica

Il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, domenica scorsa si è recato presso la comunità valdese di Rimini per partecipare al culto presieduto dalla pastora Giusy Bagnato. La pastora Bagnato ha proposto un sermone (Lettera ai Romani) incentrato sulla giustificazione e la riconciliazione. Al termine del culto è stata diffusa una sintesi del Dossier statistico immigrazione Idos-Confronti ed è stata firmata una petizione contro la violenza di genere. Il vescovo ha detto che si stanno facendo notevoli passi in avanti sulla strada del dialogo. La nostra intervista a Giusy Bagnato.

«La visita del vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, presso la nostra chiesa valdese, in occasione del culto di domenica 30 ottobre, non è stata casuale – ha detto a Riforma.it, Bagnato – o condizionata dalla visita che papa Francesco a fatto a Lund, in Svezia. Nasce invece da un lungo percorso di dialogo ecumenico e di collaborazione iniziato con la preparazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (Spuc) e altri incontri ai quali la diocesi mi ha invitata. Collaborando per la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), nel Servizio istruzione e educazione (Sie), l’anno passato sono stata chiamata dalla diocesi per formare alcuni docenti dell’Irc (Insegnamento della religione cattolica). Recentemente ho presentato il Dossier statistico immigrazione Idos-Confronti ad Ancona, avendo seguito per interesse il progetto Mediterranean Hope (Mh) della Fcei. Questa serie di incontri sono utili anche per far passare una lettura protestante nella società italiana. Interconnessioni ecumeniche che hanno aperto a nuovi scenari per tutte le chiese cristiane di Rimini e in particolare: la chiesa ortodossa Russa e l’arcidiocesi cattolica.

Una cosa non scontata per il nostro territorio che ha sempre avuto una forte vocazione “politica” rappresentata da Comunione e liberazione (Cl) e dal Movimento del rinnovamento dello spirito. La costruzione di reti “di dialogo ecumenico e interreligioso” sono importanti».

– Con la diocesi, oltre alla Spuc, avete intrapreso altre collaborazioni?

«L’anno passato, dopo la strage alla redazione di Charlie Hebdo di Parigi, abbiamo redatto una dichiarazione congiunta contro gli attentati terroristici in occasione di una manifestazione pubblica in piazza, lo abbiamo fatto insieme ad un rappresentante musulmano (un imam) e a un rappresentante della chiesa ortodossa. Ciò dimostra la ferma intenzione, di tutti, di voler lavorare giorno dopo giorno a un dialogo interreligioso ed ecumenico concreto. Questo tipo d’incontri sono importanti anche per la diocesi cattolica che ha chiesto di essere accompagnata nella conoscenza e nel dialogo con il mondo islamico, variegato e multiforme, e da loro poco esplorato. Nel tempo dunque ci siamo incontrati con la diocesi grazie alla qualità degli interventi e degli studi fatti insieme».

– Com’è nata l’idea di programmare la recente visita del vescovo?

«In occasione di un incontro per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Lambiasi manifestò l’intenzione di visitare il nostro Tempio, disse di non essere mai entrato in una chiesa valdese e che gli sarebbe piaciuto visitare proprio quella di Rimini. A quel punto proposi la data: la celebrazione della Riforma protestante, per noi importante, significativa. All’epoca, nessuno immaginava che papa Francesco sarebbe andato a Lund per celebrare insieme ai fratelli luterani il 31 ottobre. Dunque la visita del vescovo nel nostro tempio fu decisa in tempi “non sospetti”. Certamente l’impatto giornalistico di questi giorni ha potenziato mediaticamente la venuta del vescovo nella nostra chiesa valdese».

– Cosa rimane di questa esperienza?

«L’incontro con un fratello, avvenuto in semplicità, come se si fosse trattato di un membro della nostra chiesa giunto da lontano. La nostra curiosità e il nostro desiderio era ascoltare cosa ci avrebbe detto. Il vescovo è venuto insieme alla sua delegazione e ha partecipato alla liturgia: la confessione di peccato e il credo apostolico. Gli ho chiesto cosa si sarebbe portato a casa dall’incontro, lui ha risposto: “il rammarico per non aver mai visitato prima una chiesa valdese e non aver mai avuto la curiosità di conoscerla; la felicità di aver partecipato ad un culto veramente fraterno, condividendo elementi liturgici che mi pervadevano da tempo e che mi hanno coinvolto. La vostra innologia protestante e la sobrietà del sermone, incentrato sulla Bibbia, e la coralità nella gestione liturgica sono stati elementi importanti”. Insomma credo che il vescovo abbia colto appieno ciò che contraddistingue la nostra identità protestante ed evangelica».

– Dopo Ancona, lei ha presentato il Dossier statistico immigrazione durante il culto.

«Non parlerei di una presentazione, ma di un’esposizione di dati significativi emersi dal Dossier in materia di migrazioni. Il vescovo era interessato a ricevere sia il Dossier che la documentazione inerente. Questo tipo di collaborazioni pratiche, nate nella quotidianità e dalla gestione delle dinamiche sociali sono, credo, ancor più importanti di ciò che si può elaborare su questioni teologiche e teoriche. Dalla prossima settimana, però, ci troveremo nuovamente insieme per organizzare le attività congiunte per la Spuc».

– E Lutero?

«Sulla figura di Lutero, sia a livello nazionale, che locale, riscontro sempre molta difficoltà di dialogo e confronto. L’ala più conservatrice della chiesa cattolica “cavalca” il vecchio leit motiv per cui Lutero ha spaccato la chiesa d’Occidente in modo bellicoso; questioni se vogliamo indiscutibili e lo dimostrano i documenti in nostro possesso. Tuttavia non credo che sia necessario soffermarsi solo sulla figura di Lutero, ma su ciò che l’opera del riformatore ha significato. Un’opera che ha dato vita alla Riforma protestante e alla riappropriazione della Bibbia e della vocazione cristiana. Nessuno in questi giorni sta celebrando Lutero, ma l’evento storico che l’affissione delle 95 tesi a Wittemberg scatenò, un evento per noi fondamentale».