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La follia della fiducia

Care ascoltatrici e cari ascoltatori, buona domenica. Ricevo con gratitudine il testimone di questa rubrica, e spero di poter contribuire, attraverso queste brevi riflessioni, a far sì che la luce dell’Evangelo, che illumina le stanze in cui siamo, porti anche a osare aprire l’uscio all’umanità.

Tra le tante finestre aperte che ci vengono incontro, una in particolare offre un panorama complesso: un’analisi condotta dall’istituto di ricerche Demos e pubblicata recentemente da un noto quotidiano nazionale mostra la sfiducia delle cittadine e dei cittadini italiani nelle Istituzioni: solo 6 persone su 100 hanno fiducia nel sistema democratico dei partiti, solo 11 su 100 nel Parlamento. 82 cittadini su 100 ripongono invece la loro fiducia in papa Francesco; subito dopo vengono le forze dell’ordine. Dal rapporto Demos emerge anche che 2 italiani su 3 non hanno fiducia nel prossimo, ritenendo che gli altri non perderebbero occasione per approfittarsi della loro buona fede.

Vi è una contraddizione in questi dati: da un lato il massimo rappresentante della confessione cristiana maggioritaria in Italia, il papa, è punto di riferimento al di sopra delle istituzioni dello Stato, dall’altro la fiducia che è al centro della fede stessa viene delegata a un unico «eroe religioso» e negata alla propria quotidianità di cittadine e cittadini. Ma si può vivere insieme, costruire una comunità civile, senza avere fiducia in chi è prossimo? Nelle Scritture l’amore per Dio è strettamente legato al vivere comune: non fare i propri interessi sfruttando le povertà altrui, non opprimere le persone povere, straniere, emarginate appartiene all’essere buone cittadine e cittadini e nello stesso tempo è segno di un giusto rapporto con Dio, che ha avuto e, sperando contro speranza, continua ad avere, fiducia nell’umanità. Costruire relazioni basate sulla fiducia è caratteristica centrale tanto del cittadino, quanto della persona credente. «Chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto» ricorda la prima lettera di Giovanni.

Fidarsi è anche un salto nel vuoto rischioso, vuol dire un po’ andare incontro ad una possibile delusione, vuol dire un po’ perdersi, fare i conti con le proprie paure e i propri limiti, il proprio bisogno di sicurezza ( ecco che arrivano le Forze dell’ordine!). Fidarsi è essere un po’ folli, come folle è l’evangelo di Gesù Cristo, l’evangelo della croce: follia che innalza gli umili e abbassa i superbi, debolezza che diventa forza e che invita a non avere paura di amare, di fidarsi. Contro speranza.

Essere un po’ folli, della follia della fiducia, è l’augurio da parte mia per questo tempo. A presto.