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Un futuro per le minoranze in Iraq

Fonte Cec

Cinque giorni in Iraq, fra Baghdad e la regione del Kurdistan settentrionale. Si è conclusa il 24 gennaio un’importante visita organizzata dal Consiglio ecumenico delle chiese (Wcc) allo scopo di valutare il futuro delle componenti più vulnerabili della società irachena, in virtù dell’attesa e sperata sconfitta del cosiddetto Stato islamico. La delegazione, guidata dal Segretario generale del Cec pastore Olav Fykse Tveit,  ha chiamato a raccolta gli attori internazionali chiedendo una risposta davanti alle emergenze, al fine di sostenere gli sforzi per garantire sicurezza, stabilizzare e ricostruire le comunità coinvolte.  Il viaggio è stato anche una logica conseguenza del  rapporto, curato dallo stesso Cec , dedicato alle minoranze in Siria e Iraq, presentato lo scorso 12 dicembre al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.  Molti e vari gli incontri,  dalla leadership politica a Baghdad (su tutti il presidente dell’Iraq Fuad Masum)  ai rappresentanti del governo regionale del Kurdistan a Erbil, dai parlamentari che rappresentano le minoranze ai leader delle altre comunità di fede, dai vertici delle missioni Onu a quelli delle chiese cristiane del paese (fra loro il Patriarca caldeo Louis Sako, fra le voci più forti ad alzarsi in questi anni dal medio oriente per chiedere pace e giustizia).

Un’agenda fitta che ha mostrato ai presenti come la situazione di comunità prese particolarmente di mira dallo Stato islamico, Yazidi e cristiani su tutti, rimanga particolarmente fragile. Molti fra loro che ne hanno la possibilità, continuano a fuggire da queste zone, privando l’Iraq della sua diversità culturale e religiosa e mettendo a rischio la presenza cristiana nell’area.

Anche se negli ultimi tempi la campagna militare per sconfiggere i terroristi sta registrando la riconquista di alcune città “cristiane”, soprattutto nella piana di Ninive, i leader delle chiese irachene e i rappresentanti governativi hanno sottolineato come nessun ritorno di abitanti sia previsto in tempi brevi, non prima che vi sia certezza sulla possibilità di vita in sicurezza per le minoranze. Sicurezza al momento ancora non garantita.

Della delegazione hanno fatto parte anche Antje Jackelen, arcivescova della Chiesa di Svezia,  Michel Jalakh, segretario del Consiglio delle chiese medio orientali,  Frank Chikane, della commissione del Cec relativa agli affari internazionali e Peter Proove che dirige il dipartimento affari internazionali del Cec.

Immagine: Cec