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Carestia africana: questione di morte e sofferenze

Milioni di persone stanno affrontando la carestia più terribile della storia moderna, e per questo motivo il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) insieme alla Conferenza delle Chiese dell’Africa (Aacc) a diversi partner e reti di interreligiose invitano i credenti a dedicare una Giornata mondiale di preghiera (21 maggio 2017) al grande problema della carestia: «un impegno concreto per contrastare il grave problema africano», così esorta il Cec.

«La carestia è stata dichiarata una tragedia “sull’orlo del precipizio”, e oggi lo ha già oltrepassato; a essere colpite da questo dramma sono diverse zone africane: il Sud Sudan, la Somalia, la Nigeria e lo Yemen», ha rilevato il segretario generale del Cec, il pastore Olav Fykse Tveit, ed ha proseguito: «più di 20 milioni di persone sono “a rischio fame” solo in questi quattro paesi. A livello mondiale, invece, altrettanti milioni di persone soffrono a causa della siccità e della carenze di cibo. Le carestie sono molto di più che una semplice mancanza di cibo, sono il risultato di conflitti, violenze e povertà che potrebbero essere evitate. L’inazione globale è il problema principale, se vi fosse un impegno concreto da parte di tutti, governi e società, molti di questi problemi potrebbero essere evitati. Riteniamo che le chiese – dice Tveit – debbano avere un ruolo profetico, che è quello di chiamare alla mobilitazione tutti i propri membri di chiesa, ma anche la società civile e i governi. Noi chiese – prosegue Tveit – dobbiamo e possiamo “fare la differenza” in questo periodo di sofferenza senza precedenti».

Per incoraggiare tutte le persone di fede e di buona volontà del mondo a riflettere e impegnarsi per l’Africa in occasione della Giornata mondiale di preghiera del prossimo 21 maggio, il Cec ha preparato una raccolta di materiali liturgici, preghiere, fotografie e canzoni; suggerimenti che possono essere utili alle comunità e alle congregazioni sparse nel mondo.

«Il cibo è più che un diritto umano, è un dono divino e non può essere negato a nessuno – ha concluso Tveit –, come persone di fede, in pellegrinaggio per la giustizia e la pace, siamo chiamati a rispondere alle crisi e alla fame anche attraverso la preghiera, incoraggiando tutte le comunità di fede a promuovere azioni per l’accesso al cibo per tutti, proprio come recita e ci ricorda Matteo (25:30) “quando ho avuto fame mi avete dato da mangiare e quando ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato”».

Immagine: di Oikoumene