franzoni

L’ultimo saluto a Franzoni, Maestro del dialogo

[…] E Gesù fu marinaio
finché camminò sull’acqua,
e restò per molto tempo
a guardare solitario dalla sua torre di legno,
e poi quando fu sicuro
che soltanto agli annegati potessero vederlo,
disse: «Siate marinai
finché il mare vi libererà».
E lui stesso fu spezzato,
ancora prima che il cielo si aprisse
abbandonato, quasi umano,
Egli sprofondò in fondo al vostro giudizio
come una pietra.
E tuttavia vuoi viaggiare insieme a lui
vuoi viaggiare insieme a lui ciecamente,
e forse avrai fiducia in lui
perché Egli ha toccato il vostro corpo perfetto
con la mente.
Suzanne – Leonard Cohen

 

 

 

«A nome degli evangelici italiani e mio personale – ricorda attraverso l’agenzia stampa Nev il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in italia (Fcei), il pastore Luca Maria Negro – desidero esprimere alla Comunità di San Paolo e a tutto il movimento delle Comunità cristiane di base i nostri sentimenti di simpatia cristiana per la scomparsa di Giovanni Franzoni. Giovanni è stato una figura profetica, un grande testimone non solo della stagione conciliare (come abate di San Paolo a Roma è stato il più giovane dei “padri conciliari” nelle ultime due sessioni del Vaticano II), del rinnovamento della teologia cattolica e dell’impegno dei cristiani nella società, ma anche dell’ecumenismo, soprattutto attraverso la rivista ecumenica “Com Nuovi Tempi” (oggi mensile “Confronti”), nata nel 1974 dalla fusione del settimanale di area cattolica “Com” con l’evangelico “Nuovi Tempi”; un progetto ecumenico, questo, che la Fcei ha sempre sostenuto con convinzione. Personalmente ho avuto per anni il privilegio di lavorare al suo fianco nella redazione di Com Nuovi Tempi, e ho imparato molto dalla sua cultura (teologica e non solo), dalla sua creatività, dal suo senso della giustizia e dalla sua profonda umanità».

Giovanni (Mario) Franzoni è mancato ieri all’età di 88 anni nella sua casa di Canneto (Rieti) dove viveva da tempo, la sua vita l’ha dedicata al prossimo e alla solidarietà. Così le sue battaglie «politiche» per la ricerca della verità e della giustizia, sempre all’insegna della sua fede cristiana.

Dom Franzoni, ordinato sacerdote nel 1955, fu costretto ad abbandonare (sospeso a divinis) il clero nel 1976 per aver dichiarato il proprio appoggio al Pci. Prima di allora era stato padre conciliare come abate della Basilica di San Paolo fuori le mura di Roma. Poi, negli anni Settanta, furono noti l’appoggio alle lotte operaie e le azioni sociali nate per contrastare ogni forma di guerra, ingiustizie e disuguaglianze. Passioni civili che divennero per Franzoni una missione imprescindibile. Lo faceva attraverso prediche e comizi tenuti ovunque e dove poteva, nella «sua» chiesa che poi sorse non lontano dalla sua Abbazia: la Comunità di base di San Paolo sull’Ostiense, sia nelle piazze, nelle fabbriche e nelle comunità sparse in Italia.

Una comunità, qualla di base di San Paolo, che si è sempre spesa per la difesa dei beni comuni, per l’emancipazione del ruolo femminile, muovendosi nella speranza che la chiesa cattolica, un giorno, potesse essere riformata e vivere nella piena comunione ecumenica e interreligiosa, scevra da sovrastrutture e impedimenti teologici, per Franzoni ovviamente superabili.

«Un uomo che ha precorso i tempi – così lo ricorda Mirella Manocchio, presidente dell’Opera per le chiese metodiste evangeliche in Italia (Opcemi) –, lottando per battaglie storiche nel nostro paese, in nome di una fede che ha testimoniato con forza, rinvigorendo anche quella di chi ha camminato con lui. Un esempio di cristiano – prosegue Manocchio –, di fratello, che mancherà enormemente non solo all’interno delle chiese, ma anche nella vita pubblica. Da giovane padre conciliare, ebbe la lungimiranza di dedicarsi alle battaglie per i diritti di tutti, che ancora oggi sono all’ordine  del giorno. Solo che Giovanni le iniziò decenni prima e con parole che potremmo definire profetiche».

Franzoni è sempre stato «un anticonformista» e lo dimostrava spesso, esprimendosi con forza su temi etici e bioetici, sociali e soprattutto teologici, riflettendo sul significato e con tanto pragmatismo sulle cose terrene e spirituali: l’eutanasia, le cose divine, la Salvaguardia del Creato.

«Ho conosciuto e collaborato con Dom Franzoni a metà degli anni Settanta, quando aveva fatto scelte difficili e in tempi difficili – ricorda il moderatore della Tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini – e precorrendo idee e proposte che oggi fanno parte del programma del pontificato di papa Francesco. É stato uno dei protagonisti di quella fase ecumenica, tra protestanti e cattolici del dissenso, che consentì l’esperienza giornalistica di fusione tra le riviste Nuovi tempi, di area protestante e Com, di area cattolica, facendo nascere prima Com Nuovi Tempi e poi Confronti, che ancora oggi continua il suo impegno nel dialogo ecumenico e interreligioso».

Giovanni era un istrione e «volava alto». Un intellettuale e un raffinato teologo, e di lui Pier Paolo Pasolini diceva: «Non c’è sua predica che non arrivi implicitamente ad attaccare il potere». «Prediche», quelle di Giovanni, conservate nei cuori delle persone della sua comunità e per tutti noi, nella innumrevole pubblicistica e produzione libraria, che oggi sono e restano la sua eredità.

«C’è chi si affanna, in questo periodo, a trovare nella chiesa cattolica romana cambiamenti e aperture – scrive Franzoni nello spazio della sua rubrica, oggi l’ultima riflessione, pubblicata nel numero di luglio/agosto di Confronti dove ha raccontato un suo recente incontro in Piemonte, condiviso negli intenti e nelle riflessioni, con monsignor Bettazzi, un dialogo intercorso tra gli ultimi due testimoni conciliari –, che, dopo i pontificati soffocanti di Giovanni Paolo II e di Bendetto XVI, si manifestano in più regioni e diocesi, in conseguenza del Concilio vaticano II. Il tutto, in un governo di papa Francesco volutamente innovativo ma chiaramente ostacolato da resistenze conservatrici. La novità – ci è parso – sia questa: la chiesa cattolica non è una piramide nella quale la ricerca di fede è pilotata da un vertice monarchico, ma, in questa Ekklesìa, prevale (dovrebbe prevalere) l’ascolto della Parola, sottratta ai compromessi con i poteri del modo secolare».

Franzoni, nel suo intimo, era anche quel «Giobbe» (l’ultimo giusto che l’Antico Testamento mette alla prova, e con lui la sua fede) al quale decise di dedicare un libro, uscito per Com Nuovi tempi nel 1997 «Giobbe, l’ultima tentazione» che nel 2007 divenne un Cd audio (auspichiamo, dato il valore dell’opera, che possa essere ristampato): un’elaborazione aggiornata, con la voce narrante di Franzoni accompagnato da musiche eseguite in modo originale da musicisti professionisti di Roma, tra le quali emerge Suzanne, di Leonard Cohen, da Franzoni fortemente voluta. Un lavoro discografico e intellettuale che Franzoni ha eseguito con passione e un forte afflato spirituale; una sorta di testamento che vive ancora oggi nella sua nuda voce. Franzoni, proprio come Giobbe, non ha avuto una vita facile, ma la sua tenacia e la sua comunità non lo hanno mai lasciato solo. Messo a dura prova dalla vita, dalla sua amata chiesa che lo ha confinato «al margine» per le sue idee e le sue iniziative dirompenti, decise di titolare la rubrica su Confronti: Note dal margine. Note, appunti, che oggi sono musiche e riassumono, come può farlo solo un’opera sinfonica, l’eredità di un grande uomo, di un fratello, di un amico, di un Maestro.

I funerali avranno luogo domani mattina, sabato 15 luglio, alle 10.30, presso il Centro anziani del Parco Schuster, via Ostiense 182/G, a Roma.

Buon viaggio Giovanni.