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La chiesa anglicana australiana avrà la sua prima arcivescova

Si chiama Kay Goldsworthy e sarà la prima arcivescova anglicana in Australia, dopo essere già stata la prima vescova, consacrata nel 2008 e in servizio nella diocesi di Gippsland (Victoria) dal 2015. Pioniera delle donne nei ruoli ecclesiastici anglicani, che vorrebbe vedere più numerose in posizioni di leadership, si è già distinta per le sue posizioni «inclusive» sul matrimonio, pur senza mettere in discussione la posizione ufficiale della Chiesa, per la quale esso riguarda un uomo e una donna, ma invitando clero e fedeli a esaminare le proprie convinzioni, per giungere forse a una posizione «un po’ più aperta».

Sessantun anni, è stata una delle prime donne ordinate al sacerdozio, nel 1992, e vanta una lunga esperienza nazionale e internazionale, essendo stata a lungo membro del Sinodo generale e membro di un organismo internazionale quale il Consiglio consultivo anglicano.

Assegnata all’arcidiocesi di Perth, entrerà in ruolo ufficialmente il prossimo febbraio con l’insediamento nella cattedrale di St. George. Per lei è un ritorno alle origini, perché qui aveva trascorso già più di vent’anni, prima come cappellana al College di Perth e poi come assistente del suo predecessore, Roger Herft, una delle figure storiche nella chiesa anglicana australiana.

L’arcivescovo ha lasciato l’incarico con un anno d’anticipo, a sorpresa, dopo 43 anni di servizio. La motivazione risiede nel mea culpa seguito all’inchiesta condotta dalla Royal Commission into institutional responses to child sexual abuse, nominata nel 2013 dal governo australiano per indagare sui casi di abusi su minori in strutture educative e scolastiche, gruppi religiosi, associazioni sportive, e sulle loro risposte a tali casi.

Ascoltato come testimone per i casi verificatisi nella diocesi di Newcastle, dove era stato vescovo dal 1992 al 2005, prima di diventare arcivescovo di Perth, aveva riferito di diversi «campanelli d’allarme» che avrebbero dovuto metterlo in guardia. Aveva infine porto le proprie scuse alla popolazione della diocesi, ammettendo di aver deluso la loro fiducia e soprattutto le vittime degli abusi. Dopo aver ascoltato le loro testimonianze, aveva una visione più realistica della propria chiesa, e sposava pienamente le richieste di quanti chiedevano che la chiesa diventasse più trasparente e responsabile nei confronti dei più vulnerabili. Si rimproverava però di non aver fatto abbastanza per prevenire e fermare gli abusi, da qui la decisione di lasciare l’incarico.

Proprio da qui partirà il difficile compito di Goldsworthy, ricostruire la fiducia della comunità innanzitutto pensando alle vittime degli abusi, prendendosi cura di loro e aiutandole a superare le difficoltà, e poi mettendo in atto politiche di protezione e prevenzione.

Immagine: By Michal Lewi – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44103193