facolta

L’esperienza spirituale di Paolo e la giustificazione per fede

Il 7 ottobre scorso è stato inaugurato il nuovo anno accademico della Facoltà valdese di Teologia (Roma) con il consueto evento d’apertura: la prolusione. L’avvenimento ha avuto una numerosa partecipazione. Erano infatti presenti studenti e studentesse iscritti alla Facoltà in vista del pastorato e del corso a distanza in Scienze bibliche e teologiche, ma anche provenienti dalle Università tedesche grazie allo scambio con il centro Melantone di Roma o il programma Erasmus; il corpo docente della Facoltà; pastori e pastore delle chiese romane e molte altre persone interessate al tema della conferenza. Quest’anno tema della prolusione, tenuta dal professore di Nuovo Testamento Eric Noffke, era: «Giustificazione? Fede e salvezza in Paolo, a cinquecento anni da Lutero»,

L’argomento si è inserito nelle celebrazioni del cinquecentenario della Riforma e ha interrogato i presenti sull’attualità del pilastro della teologia di Lutero, divenuto in seguito il cardine del protestantesimo stesso, ovvero la giustificazione per fede. Il centro della teologia dell’apostolo Paolo era davvero la giustificazione per fede oppure questo è stato soltanto il frutto dell’interpretazione luterana? Qual è il valore della giustificazione per fede oggi?

Questi sono stati gli interrogativi di partenza che hanno guidato la riflessione attraverso le recenti scoperte e ipotesi sul pensiero paolino. Nel corso del XX secolo le lettere di Paolo sono state interpretate a partire da prospettive sempre nuove, tanto che è sorto un vero e proprio settore di ricerca chiamato «New Perspectives on Paul». Le chiavi di lettura tradizionali della sua teologia, tra le quali spicca la giustificazione per fede, sono state messe in discussione e sono stati individuati nuovi nuclei teologici. Di conseguenza, la stessa figura di Paolo ha assunto tinte diverse: è stato considerato da alcuni studiosi un ebreo rivoluzionario; da altri il primo cristiano; da altri ancora un ebreo del suo tempo.

La riflessione si è concentrata in particolar modo sul pensiero di Pamela Eisenbaum, autrice del libro «Paul was not a Christian. The Original Message of a Misunderstood Apostle» (Paolo non era un cristiano. L’originale messaggio di un apostolo frainteso) ed esponente della cosiddetta Radical New Perspective, cioè della prospettiva degli esegeti ebrei sulla teologia paolina. Come si intuisce dal titolo della sua opera, la scrittrice critica la visione di un Paolo cristiano e considera l’apostolo un ebreo della sua epoca. Secondo questa visione, Paolo fu quindi un fariseo fino alla fine, difensore della Torah come criterio di salvezza. Pamela Eisenbaum sostiene che l’unico cambiamento che Paolo apportò al giudaismo tradizionale, fu quello di individuare due vie distinte per salvarsi: la Legge mosaica per gli ebrei e la fede in Gesù Cristo per i pagani.

A conclusione di questo excursus, il relatore ha presentato un’altra prospettiva: Paolo fu certamente un fariseo che si pose in continuità con il giudaismo del suo contesto storico, ma fu altresì un uomo che incontrò la grazia di Dio in Gesù Cristo. Un’esperienza spirituale inattesa che cambiò radicalmente la sua visione della Legge. Le opere umane, di conseguenza, restano un elemento importante nella vita di un credente, ma si fondano sulla fede nella grazia ricevuta in Cristo. Perciò Paolo può scrivere «saranno giustificati quelli che mettono in pratica la legge» (Romani 2, 13b) e, allo stesso tempo, «ora, però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono, infatti non c’è distinzione» (Romani 3, 21-22). Secondo questa interpretazione, la fede per Paolo è dunque il fondamento di ogni opera ed è alla base della giustificazione.

A distanza di due millenni da Paolo e di cinquecento anni da Lutero, la giustificazione per fede rimane un tema fondamentale per la vita di un cristiano. Soprattutto in occasione dell’anniversario della Riforma, esso ricorda quanto sia importante lasciarsi ri-formare dalla grazia di Dio ricevuta nell’incontro con Gesù Cristo. Questo evento inatteso, sorprendente, straordinario ed emozionante mette in discussione tutto e richiede uno sforzo personale nel riformulare la propria fede, proprio come lo sforzo che riconosciamo nelle lettere dell’apostolo Paolo.

Immagine di Ivano De Gasperis