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Corinne Vella: «Due anni senza mia sorella Daphne Caruana Galizia»

Sono colme di dolore, di rabbia ma non di rassegnazione le parole che Corinne Vella la sorella di Daphne Caruana Galizia mi ha rilasciato in questi giorni e a due anni dal terribile attentato che ha stravolto per sempre la sua vita e quella della sua famiglia. Sua sorella Daphne, venne assassinata a Malta il 16 ottobre del 2017 all’etá di 53 anni con l’esplosione di un’autobomba nella Peugeot 108 affittata presso la sua residenza di Bidnija vicino Mosta.

Daphne era una giornalista, si era occupata d’inchieste sulla corruzione e con i suoi articoli aveva fatto tremare i palazzi della politica maltese. Aveva seguito l’inchiesta internazionale sui MaltaFiles, secondo la quale la piccola isola del Mediterraneo sarebbe diventata un paradiso fiscale all’interno dell’Unione Europea. Nel corso degli anni Daphne era diventata una figura di riferimento del giornalismo investigativo maltese: tra i suoi obiettivi l’attuale premier Muscat, finito nell’inchiesta fin da quando era all’opposizione, ma anche l’ex capo dell’opposizione, Simon Busuttil, ex leader del partito nazionalista. È stata inoltre la prima a diffondere la notizia del coinvolgimento nei Panama Papers di Konrad Mizzi e Keith Schembri, rispettivamente capo staff di Muscat e ministro dell’Energia e della Salute. Daphne si sentiva in pericolo da tempo, e aveva presentato denunce alla polizia per minacce solo due settimane prima della sua morte.

In passato le autorità maltesi avevano fatto pressioni sulle sue indagini e per questo ultimamente pubblicava le sue inchieste sul suo blog personale.

«Non c’è niente che possiamo fare per riportare indietro Daphne – rileva Corinne  – ma ci sono lezioni che dobbiamo imparare da questa tragedia. Oggi sia Malta che l’Europa devono garantire che non vi sia mai impunità per i crimini e i criminali che agiscono contro i giornalisti. Questo servirà per prevenire la morte di altre persone e per assicurare che nessun altro giornalista sia mai più assassinato. Tutti i giornalisti dovrebbero poter esercitare liberamente la propria professione, mai praticare il giornalismo dovrebbe equivalere a una condanna a morte. Inoltre i giornalisti, quando sentono di essere in pericolo, dovrebbero dare l’allarme una “sola volta” e non attirare l’attenzione su di sé, morendo».

Per quanto riguarda le indagini Corinne spiega, «al momento ci sono solo tre sospettati per il delitto e bisogna aspettare le procedure giudiziarie prima che inizi il vero processo. Questi tre sospettati, sono stati arrestati a dicembre del 2017 e da allora non ci sono stati ulteriori arresti. Tuttavia, molti media hanno riferito che sarebbero stati identificati anche altre persone sospette. L’indagine della Polizia e quella della Magistratura, mirano a stabilire la colpevolezza criminale. Però la famiglia spera  che Malta possa arrivare a una indagine pubblica sulle circostanze dell’assassinio di Daphne, in linea con i suoi obblighi ai sensi dell’articolo 2 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. Questo servirà – prosegue Corinne – a stabilire la possibile responsabilità da parte dello Stato, per il suo disinteresse e la negligenza dimostrata nel caso dell’assassinio di mia sorella. Fortunatamente il 20 settembre scorso, dunque sei giorni prima della scadenza del termine del Consiglio d’Europa, il Governo maltese ha annunciato l’avvio di “un’inchiesta pubblica”. Ci sono voluti quasi due anni per arrivare a questo risultato e ovviamente abbiamo accolto molto positivamente questa decisione».

L’inchiesta pubblica dovrà essere imparziale ed indipendente da tutte le autorità statali e godere della fiducia di tutti gli interessati, compresa quella la famiglia di Daphne.

«La libertà di stampa – spiega ancora Corinne – si sta deteriorando in tutto il mondo. Negli ultimi due anni, Malta ha perso 30 posizioni nel World Press Freedom Index compilato da Reporters sans frontièreres. Il commissario europeo per la giustizia Vera Jourova si è impegnata a introdurre misure decisive per rendere il giornalismo più sicuro. Questo è un passo importante per il funzionamento della democrazia. Senza giornalismo non può esserci democrazia. I giornalisti – conclude Vella – non dovrebbero essere degli eroi, ma semplicemente lavorare in sicurezza senza mettere a rischio la propria vita».

E proprio di libertà di stampa e di espressione si parlerà il 26 Ottobre 2019 a Ronchi dei Legionari attraverso una lodevole iniziativa promossa dall’associazione culturale Leali delle Notizie, insieme al presidente Luca Perrino e la vicepresidente Cristina Visintini. Nella sala del Consiglio del Palazzo Municipale, avrà luogo la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria al giornalista Matthew Caruana Galizia, vincitore del Premio Pulitzer 2017 e figlio di Daphne. «Pensiamo sia un giusto consegnare un riconoscimento per l’impegno che Matthew Caruana Galizia dedica alla ricerca della verità sulla morte della madre – ha detto il sindaco, Livio Vecchiet –, un esempio del giornalismo d’inchiesta».

*Articolo pubblicato sul sito www.articolo21.org  

*Nella foto Il volto della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia inserito nella copertina del libro «Di’ la verità anche se la tua voce trema», in uscita oggi per Bompiani nella collana «Munizioni», diretta da Roberto Saviano e che raccoglie alcuni degli articoli che la giornalista scrisse tra il 1990 e il 2017, pezzi che scoperchiarono abissi di corruzione.

Daphne Caruana Galizia, giornalista e blogger maltese, ha scritto sul Sunday Times of Malta, sul Malta Independent e sul blog Running Commentary, aperto nel 2008. È stata anche direttrice della rivista Taste&Flair. È stata uccisa in un attentato il 16 ottobre 2017.