Dolore e indignazione per la strage all’ospedale di Gaza

La struttura sanitaria di proprietà della diocesi anglicana distrutta dai bombardamenti. Rimpallano le responsabilità e si contano centinaia di vittime

«Nella solenne osservanza di una giornata mondiale di digiuno e preghiera per la pace, la riconciliazione e la fine dello straziante conflitto, i cristiani sono rimasti uniti in Terra Santa. Tuttavia, questa giornata di riflessione è stata rovinata da un brutale attacco al nostro ospedale episcopale anglicano Al Ahli a Gaza durante gli attacchi aerei israeliani. Citando 2 Corinzi 4,8-9a: “Siamo tribolati in ogni maniera, ma non schiacciati; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non distrutti”, riflettiamo sullo necessità di uno spirito incrollabile di fronte alle avversità».

Sono parole della diocesi episcopale di Gerusalemme che condanna con la massima fermezza questo atroce attacco avvenuto nel cuore di Gaza ieri sera 17 ottobre, le cui responsabilità vengono rimpallate fra le forze in campo.

I primi rapporti parlano di un numero enorme di vittime, centinaia fra medici, persone ricoverate e i tantissimi che negli spazi dell’ospedale avevano cercato rifugio perché senza più un luogo dove stare e perché considerato in qualche maniera un sito più sicuro rispetto ad altri, in quell’inferno in terra che è diventata in questi giorni la Striscia di Gaza.

«Tutto ciò può essere descritto solo come un crimine contro l’umanità – prosegue il comunicato della diocesi anglicana- . Gli ospedali, secondo i principi del diritto umanitario internazionale, sono santuari, eppure questo assalto ha trasgredito quei sacri confini. Rispondiamo all’appello dell’arcivescovo Justin Welby, che ha implorato la salvaguardia delle strutture mediche e la revoca degli ordini di evacuazione. Purtroppo, Gaza resta priva di rifugi sicuri. La devastazione a cui si è assistito, unita al sacrilego attacco alla chiesa, colpisce il cuore stesso della decenza umana. Affermiamo inequivocabilmente che ciò merita condanna e punizione internazionale. Risuona un appello urgente affinché la comunità internazionale adempia al proprio dovere di proteggere i civili e garantire che tali atti orribili e disumani non si ripetano. Mentre piangiamo la perdita di innumerevoli anime che sono morte nei nostri locali, dichiariamo una giornata di lutto in tutte le nostre chiese e istituzioni. Chiediamo ai nostri amici, partner e persone di buona volontà di essere solidali, piangendo con noi l’odioso attacco al nostro personale e ai
pazienti vulnerabili».

Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) ha espresso indignazione e shock per la notizia dell’ attacco aereo sull’ospedale Al-Ahli a Gaza. «Migliaia di palestinesi che avevano già perso la casa si stavano rifugiando nell’ospedale, gestito dalla Chiesa anglicana», ha detto il segretario generale del Cec, il pastore Jerry Pillay. «L’attacco equivale a una punizione collettiva, che è un crimine di guerra secondo Legge internazionale».

Pillay ha aggiunto che la comunità internazionale deve ritenere Israele responsabile dei crimini commessi contro i civili. «L’attacco non ha senso, dal momento che era diretto contro un ospedale, proprietà della chiesa, pazienti e famiglie che cercavano rifugio dagli incessanti bombardamenti di Israele».

È giunto il momento di chiedere un nuovo approccio alla pace basato sulla giustizia, ha affermato ancora Pillay. «La violenza porta ad altra violenza, e lo spargimento di sangue porta ad altro spargimento di sangue. Lasciate che i tragici eventi di Gaza servano da slancio per una nuova realtà in cui palestinesi e israeliani possano godere di pace, dignità e sicurezza».

L’ospedale arabo Al-Ahli si trova nel quartiere di Al-Zaytoun, nel sud della città di Gaza, ed è gestito dalla Chiesa episcopale anglicana di Gerusalemme. È considerato uno degli ospedali più antichi della città, essendo stato fondato nel 1882.

L’ospedale è operativo dal 1882 ed è stato fondato dalla Church Mission Society della Chiesa d’Inghilterra. Successivamente, tra il 1954 e il 1982, fu gestito dalla Missione Medica della Chiesa Battista del Sud. Dal 1980 l’ospedale è invece proprietà dalla Chiesa episcopale anglicana di Gerusalemme.

Foto di Albin Hillert