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Robert Mugabe: un’eredità controversa

Nel giorno della morte dell’ex presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, il Consiglio delle chiese dello Zimbabwe (ZCC) ha diramato un messaggio di cordoglio. Il comunicato rintraccia le luci e le tante ombre che hanno caratterizzato l’impegno politico di Mugabe rimasto al potere per ben 37 anni. Di seguito riportiamo il messaggio integrale del ZCC. 

«Oggi piangiamo la morte di uno dei superstiti della generazione di Leader degli Stati panafricani. Robert Gabriel Mugabe sarà ricordato per i grandi successi raggiunti agli esordi e anche per le molte sfide affrontate sotto il suo controllo nella parte successiva del suo regno.

Nel piangere Mugabe, da un lato, la nazione è in ammirazione per un uomo che, insieme ad altri eroi della liberazione, ha fatto parte della lotta per l’indipendenza dello Zimbabwe. Egli dimostrò rara determinazione, tenacia e principi saldi durante gli accordi di Lancaster House e in altre trattative. L’appello di Mugabe alla riconciliazione, nel suo discorso inaugurale del 1980, gli conferì un riconoscimento internazionale offrendo speranza alla gente dello Zimbabwe che la nostra sarebbe stata una nazione unita, al disopra delle divisioni di razza e di etnia. La priorità di Mugabe di considerare l’accesso universale all’istruzione primaria e secondaria come bene primario, ha reso lo Zimbabwe non paragonabile a molte nazioni in via di sviluppo. Anche se è stato fatto in modo caotico, l’insistenza di Mugabe sulla proprietà della terra ai neri è stata una prova del suo essere un vero panafricanista. Tutti questi aspetti di Mugabe devono essere celebrati.

D’altra parte, però, non possiamo ignorare il lato oscuro del mandato di Mugabe, caratterizzato dalla brutalizzazione degli avversari politici dentro e fuori il suo stesso partito politico. Non si può dimenticare la perdita di migliaia di vite nelle Midlands e nel Matabeleland durante i massacri di Gukurahundi. Lo Zimbabwe non dimentica come la sua retorica e la sua destrezza politica abbiano mantenuto la politica del consenso. Il regno di Mugabe ha visto lo sviluppo di una cultura economica caratterizzata da corruzione e nepotismo. Ciò ha portato al declino economico e al conseguente deterioramento dell’erogazione dei servizi. È triste che il primo campione dell’accesso all’assistenza sanitaria per tutti abbia concluso la sua vita in un ospedale straniero.

Ciò nonostante, la vita di Mugabe deve essere celebrata, non come unione del bene e del male, ma come eredità incompiuta. L’eredità di Mugabe sarebbe recuperata se i servizi dell’istruzione e della sanità fossero ripristinati ai livelli in cui li iniziò. I primi ideali di Mugabe sarebbero recuperati se la nazione fosse unita e i cittadini fossero liberi dalla paura della persecuzione. Mugabe potrà riposare in pace quando la nazione sarà veramente riconciliata e le vittime e gli autori di atrocità passate potranno abbracciarsi. Mugabe verrà adeguatamente pianto, se verrà recuperata un’economia inclusiva liberata dalla corruzione, dal clientelismo e dal mecenatismo. Mugabe riposerà in pace se verrà esaltato il suo ultimo appello a tenere lontana la pistola dalla politica.

Mentre piangiamo Mugabe, il cui regno ambivalente ha inaugurato sia il progresso che il declino, lo facciamo alla luce del testo biblico che egli citò nel suo discorso di insediamento del 1980: “Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra» (Isaia 2, 4). Tale passo della Scrittura prevede un movimento della società verso la piena unità, pace, giustizia e prosperità per tutti!”».