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Senzatetto per un giorno

«Mi dispiace, non abbiamo più posto». Le porte del rifugio si chiudono davanti alla delusione di chi sperava di trovare da dormire. Altri sono più fortunati, altri ancora non riescono nemmeno a trovare il rifugio, perché non hanno avuto le indicazioni su come arrivarci.

Per fortuna si tratta solo di una simulazione e gli «homeless» sono in realtà giovani luterani e anglicani canadesi che stanno partecipando a un incontro a Thunder Bay, Ontario, nel campus della Lakehead University, dove alcune aule sono state trasformate in rifugi. L’attività tenutasi a metà agosto, come si legge nell’Anglican Journal, il giornale della Chiesa anglicana del Canada, ha coinciso con il lancio del nuovo progetto nazionale giovanile «Welcome… Home» che coinvolgerà i giovani luterani e anglicani nel triennio 2018-2020 e sarà incentrato sulle questioni dei senzatetto e degli alloggi a prezzi accessibili.

Non si tratta della prima esperienza condivisa che unisce la Chiesa evangelica luterana in Canada e la Chiesa anglicana del Canada, in piena comunione dal 2001: ogni due anni viene avviato un nuovo progetto giovanile nazionale comune. Il tema del contrasto alla povertà era emerso nell’assemblea congiunta del 2013 delle due chiese, che si erano impegnate a lavorare insieme in questo ambito tramite appositi progetti, di cui quello citato è un esempio. Il team organizzativo dell’Anglican and Lutheran National Youth Project ha scelto appositamente un’attività in cui i giovani potessero immedesimarsi, senza dimenticare, come osserva una delle coordinatrici, Tammy Kirkwood (responsabile del ministero giovanile e familiare alla alla Chiesa evangelica luterana di St Paul di Edmonton, Alberta) che alcuni di loro potrebbero avere vissuto questa esperienza o direttamente, o tramite degli amici che l’hanno vissuta, magari attraverso la forma del couch-surfing (una rete di ospitalità sociale gratuita attiva in quasi tutti i paesi del mondo, che permette di abbattere le spese), o dormendo a casa di amici.

Le statistiche effettuate nel contesto di «Welcome… Home», infatti, stimano che ogni anno 235.000 canadesi vivono l’assenza di una casa, il 20% di loro ha un’età compresa fra 16 e 24 anni. Ma 50.000 canadesi vivono quella che viene definita hidden homelessness, per esempio i couch-surfers o coloro che dormono in auto perché non possono permettersi una casa, pur avendo un lavoro. L’obiettivo di «Welcome… Home» e dell’attività svolta alla Lakehead University è stata di sensibilizzare i più giovani, ispirandoli a rendersi attivi come volontari nelle comunità e organizzazioni a loro vicine: un’esperienza «che apre loro gli occhi», è stata definita, perché un conto è leggere le cose sui giornali, sentirne parlare o vederle in tv, un conto è viverle, seppure per gioco.

Anche se si trattava di una simulazione, gli adolescenti e i giovani partecipanti hanno infatti provato, oltre all’incertezza di trovare un posto dove dormire e alla frustrazione di esserne esclusi, anche l’umiliazione di essere cacciati da un determinato luogo perché stavano «bighellonando»; e, per quelli che stavano «dall’altra parte», i vincoli sul numero di persone da poter ospitare e l’imbarazzo di dover mandare via qualcuno. Tutti però sono stati soddisfatti dall’esperienza, che ha incluso anche l’invio di cartoline ai membri del Parlamento e rappresentanti provinciali affinché sostenessero le politiche sociali, e la raccolta di calze per un progetto solidale attivo a Thunder Bay.