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Usa 2020, il giorno dopo l’assalto al Congresso

«La politica populista divisiva di questi ultimi anni ha scatenato forze che minacciano le basi della democrazia negli Stati Uniti e – nella misura in cui rappresenta un esempio per altri paesi – in tutto il mondo. Per tanto questi sviluppi hanno implicazioni che vanno ben oltre la politica interna americana e costituiscono una grave preoccupazione internazionale». Con queste parole, il giorno dopo l’assalto al Congresso nordamericano e le gravi proteste a Washington, nel corso delle quali sono morte quattro persone, il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) condanna quanto accaduto nella Capitale Usa.

Il Consiglio ha rivolto poi un appello a chi soffia sul fuoco, esortando «i responsabili delle violenze odierne a desistere e a tornare al discorso civile e ai processi democratici stabiliti, invitando tutte le parti a resistere agli interessi politici a breve termine e ad agire in modo responsabile verso gli altri e nei confronti della società in generale».
L’ultimo monito è alle chiese d’America, affinché «abbiano ancora di più il potere della saggezza e la forza per essere una guida durante questa crisi e sulla via della pace, della riconciliazione e della giustizia» come ha dichiarato in questa nota il segretario generale ad interim del CEC, padre Ioan Sauca.

Il Congresso americano, la cui seduta è ricominciata nella notte dopo le proteste, ha infine certificato l’elezione di Joe Biden come quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti. I parlamentari si sono espressi con 306 voti a 232 respingendo ricorsi di alcuni colleghi repubblicani rispetto all’esito della consultazione in Arizona e Pennsylvania. A rendere ufficiale l’elezione del democratico è stato il vicepresidente uscente Mike Pence, repubblicano.

Donald Trump – che nel frattempo è stato bandito da Twitter per 12 ore – in una dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca ha ribadito la sua posizione, dichiarando però che «law and order» verranno rispettate, da oggi e fino al giorno del giuramento e dell’insediamento di Biden: «anche se sono totalmente in disaccordo con il risultato delle elezioni ci sarà una transizione ordinata verso il 20 gennaio».