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Morto Ian Paisley, leader nel conflitto nord irlandese

La morte a 88 anni di Ian Paisley fa correre la memoria al terribile e assurdo conflitto che ha insanguinato le strade dell’Irlanda del Nord per almeno 30 anni, fino alla fine del secolo scorso. Figura controversa, figlio di un pastore battista indipendente e consacrato egli stesso pastore nel 1946, nel 1951 è tra i fondatori della Free Presbyterian Church (Chiesa presbiteriana libera), una piccola denominazione protestante caratterizzata da fondamentalismo biblico e da un forte anticattolicesimo. Soprannominato “signor no” per il totale rifiuto di qualsiasi riconoscimento della controparte politica e religiosa durante quella che è stata una vera e propria guerra civile, nel 1971 fonda il Democratic Unionist Party (Partito democratico unionista), fedele al legame con il regno Unito, e attualmente primo partito del paese.

A partire dagli anni ’90 dà il via insieme al suo nemico di sempre, il cattolico Martin McGuinness, ad un processo distensivo che appariva impossibile ai più , alla luce dei violentissimi scontri degli anni precedenti. Il percorso sfocia addirittura in un governo a guida Paisley con McGuinness come vice fra il 2007 e il 2008.

La sua morte chiude un’epoca in Irlanda del Nord. Un’epoca dalle mille contraddizioni, in cui la pace di oggi è stata pagata un prezzo troppo caro a causa dell’intransigenza delle reciproche posizioni in causa. Intransigenza di cui Paisley è stato a lungo un’emblema.

Foto: da sinistra Martin McGuinness, Ian Paisley e il Primo Ministro scozzese Alex Salmond – “Scottish and Northern Ireland Ministers” by Scottish GovernmentScotland and Northern Ireland. Licensed under CC BY 2.0 via Wikimedia Commons.