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Ucciso pastore protestante in Pakistan

Zafar Bhatti, pastore protestante, è stato ucciso il 25 settembre da una guardia del carcere di Rawalpindi, in Pakistan, in cui si trovava rinchiuso in attesa di venir giudicato per l’accusa di blasfemia. Nel grande stato mediorientale si assiste in questi anni ad un abuso di questa tipologia di leggi, con processi istruiti spesso con semplici prove sommarie. Con lui è stato ferito dalla stessa guardia, fanatica musulmana, un cittadino inglese malato di mente rinchiuso per essersi dichiarato un profeta. Dal cellulare di Bhatti sarebbero stati inviati sms di insulto alla madre di Maometto.

Accusa che Bhatti aveva sempre rigettato affermando di esser vittima di un piano teso ad eliminarlo in quanto cristiano e fondatore di una organizzazione non governativa cristiana, la Jesus world mission. Negli ultimi anni le accuse di blasfemia sono aumentate in modo esponenziale (un caso nel 2001, 80 nel 2011). La legge viene sempre più utilizzata per regolamenti di conti in dispute private, che nulla hanno a che vedere con la religione. Gli accusati sono spesso a rischio di linciaggio, mentre avvocati e giudici spesso rifiutano di aver a che fare con tali casi. Per questo i periodi carcerazione degli accusati spesso si prolungano per anni. Secondo cifre ufficiali, almeno 48 persone accusate di blasfemia sono state vittime di uccisioni extragiudiziali.  

Foto copertina: “Ehemaliges Abschiebehaftgefängnis in den Birkhausen (5421593783)” di tiegeltuf from Bexbach, Saarland – 10.000 $. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons.