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Accadde oggi, 16 ottobre

16 ottobre 1988, dopo un’operazione di ernia lombare, Augusto Pinochet viene finalmente messo in stato d’arresto nella camera di un ospedale di Londra.

L’arresto è chiesto dal giudice spagnolo Baltasar Garzon che comincia la procedura d’estradizione per i crimini di genocidio, torture e per i desaparecidos durante la giunta militare guidata dal generale.

Si avvia così alla conclusione la parabola di un militare di carriera, un generale, classe 1925, coautore del golpe nel settembre 1973 che costa la vita al Presidente regolarmente eletto Salvator Allende. In realtà Pinochet vivrà ancora fino al 2006, senza mai subire un vero processo, trascorrendo solo brevi periodi di detenzione domiciliare, e senza mai conoscere il freddo delle carceri. E pensare che le carceri e i luoghi di tortura piacevano così tanto a lui e ai suoi sodali, i vertici delle forze armate, pronte a rovesciare il governo Allende, considerato filo comunista, grazie anche all’appoggio logistico e ai dollari statunitensi, preoccupati di veder nascere tanti piccoli Vietnam sulla porta di casa, in America del Sud. Sarà questo l’avvio di lunghi anni di terrore e repressione. Difficile ancora oggi fare la conta dei morti, alcune migliaia, dei torturati, decine e decine di migliaia, e dei desaparecidos, il cui numero reale ancora oggi è controverso.

Moltissimi saranno costretti a lasciare il Paese per non finire nelle grinfie della giunta militare di don Augusto, con il mondo che finge di non vedere, come accadrà per l’Argentina e l’Uruguay negli stessi anni.

Nel 1988 quando ormai il regime mostra crepe rilevanti, Pinochet indice un referendum sulla sua persona per una rielezione di altri otto anni, sicuro di una vittoria a mani basse. Ed invece perde, sconfitto da un’incredibile ondata di ottimismo veicolata dai geniali creatori della campagna per il No: «L’allegria e la felicità stanno arrivando». Il popolo non ne può più della cappa di paura che ormai dura da troppi anni, e lo slogan pare una scossa che corre lungo tutta la Cordigliera: si volta pagina. Pinochet si dimette. Questo passaggio storico è anche raccontata da una pellicola del 2012, «No, i giorni dell’arcobaleno» basato sull’opera teatrale «El plebiscito» di Antonio Skarmeta.

Come anticipato Pinochet non finirà mai in galera, rimbalzando fra cartelle cliniche che ne certificano la demenza e continui rinvii in tribunale, con un Paese che fatica a fare i conti con la propria storia. Morirà, odiato dal mondo e da buona parte dei suoi compaesani. Non tutti.

Y ahora el pueblo que se alza en la lucha con voz de gigante gritando: Adelante!

Foto: “Augusto Pinochet y Lucía Hiriart” di Biblioteca del Congreso Nacional – Biblioteca del Congreso Nacional. Con licenza CC-BY-3.0-cl tramite Wikimedia Commons.