rosaparks

Accadde oggi, 24 ottobre

Oggi è una data che porta con sé molte ricorrenze: è l’anniversario di Caporetto, quando le sorti del primo conflitto mondiale sembrano tragicamente segnate per l’Italia, i cui vertici militari si rivelano totalmente inadeguati a gestire il conflitto; ma è anche il giorno, un anno dopo, il 1918, di Vittorio Veneto, simbolo invece della capacità tutta nostrana (o almeno fiumi di inchiostro retorico si sprecano di solito in queste occasioni per giudicare una nostra presunta virtù) di rialzare la testa con orgoglio. Ma è anche l’anniversario del terribile giovedì nero del 1929 segnato dal crollo della borsa di Wall Street, che spalanca le porte alla più grave crisi economica del secolo, dalle cui rovine germineranno i semi dell’odio, quello hitleriano su tutti.

E il giorno in cui nascono, nel 1945, le Nazioni Unite che paiono una fiaccola di speranza dopo il buio della guerra; ma è anche il giorno, undici anni dopo, dell’invasione sovietica in Ungheria, che fa ripiombare il mondo nel baratro di insanabili tensioni fra blocchi opposti.

Oggi vogliamo però ricordare, Rosa Parks, morta ultranovantenne il 24 ottobre di nove anni fa a Detroit. Nata in Alabama, Stato del sud degli Stati Uniti fra i più razzisti, cresciuta in una famiglia metodista di profonda fede, vive sulla propria pelle l’odio e la cattiveria fin dai primissimi anni di età (scuole bruciate, fontane pubbliche riservate ai bianchi, le scorribande del Ku Klux Klan). E i bus pubblici, strumento indispensabile per gli spostamenti soprattutto per le fasce più povere, casualmente coincidenti con gli afro-americani, divisi in tre zone e simbolo di queste folli leggi pubbliche: la parte anteriore va riservata ai bianchi, quella posteriore è per i neri e quella centrale è mista, ma con l’obbligo per i neri di lasciare il posto ai bianchi se questi eventualmente lo reclamano.

Il primo dicembre 1955 Rosa sta tornando a casa in autobus dal lavoro, e si siede nella zona mista. Quando un uomo bianco salito ad una fermata successiva le chiede di cedergli il posto lei semplicemente non lo fa. Rimane calma ma non risponde alle provocazioni dell’autista che le intima di scendere dal bus. Inaudito. Questi tornerà con un poliziotto che la arresta per condotta impropria rispetto alle norme cittadine che obbligano i neri a cedere i posti nel settore comune degli automezzi. Nella notte stessa rappresentanti della comunità afro-americani e attivisti si riuniscono per decidere il da fare. La misura è colma. Fra tutti gli animatori delle proteste si fa strada un giovane pastore ancora sconosciuto, Martin Luther King. Si decide il boicottaggio dei mezzi pubblici della cittadina di Montgomery, teatro degli scontri. I neri rappresentano circa il 75% dei viaggiatori su queste corriere: l’azienda di trasporti rischia il fallimento. Si moltiplicano azioni violente e tentativi di repressione, ma la comunità non si ferma : «Oggi cammino affinché i miei nipoti possano un domani prendere l’autobus senza essere umiliati» è una delle frasi simbolo pronunciate dai più anziani. E ci vorrà più di un anno perché dalla scintilla di Rosa Parks si giunga al verdetto federale che giudica incostituzionali le leggi segregazionistiche di Montgomery. Il boicottaggio dei bus pubblici finisce l’indomani, anche se le violenze dureranno ancora, ma la via è segnata. E fra migliaia e migliaia di episodi di intolleranza e di soprusi, il semplice ma terribilmente coraggioso gesto di Rosa Parks segna uno spartiacque che in poco tempo spazzerà via le parti più clamorosamente evidenti dell’odio statunitense verso gli afro-americani, i loro antenati in fondo.