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Uruguay al voto, la Chiesa valdese si batte per i diritti dei bambini

Domenica 26 ottobre si sono tenute le elezioni per scegliere chi governerà l’Uruguay dal 1° febbraio 2015. Per conoscere il nuovo presidente bisognerà aspettare domenica 30 novembre, quando ci sarà il ballottaggio tra l’ex presidente Tabaré Vázquez e Luis Lacalle Pou, avvocato del Partito Nazionale e figlio di Luis Lacalle Herrera, presidente negli anni ’90. Il secondo turno era prevedibile, ma non che il margine tra i due candidati fosse così ampio: 47% per Vazquez e 31% per Lacalle.

Ma per il grande pubblico è stata anche molto importante la proposta di modifica costituzionale che prevedeva l’abbassamento dell’età per la perseguibilità penale dei minori (da 18 a 16 anni) nel caso di alcuni reati particolarmente violenti.

Il Partido Colorado ha appoggiato pienamente questa proposta, il Partido Nacional si è diviso e il Frente Amplio l’ha totalmente rifiutata. La realtà ha dimostrato che l’elettorato si è comportato in modo abbastanza indipendente dal pensiero dei partiti e dei loro leader. Infatti, nonostante la riforma non sia stata approvata, ha ottenuto il 48% dei voti: questo significa che ci sono stati elettori del Frente Amplio che l’anno votata. La somma di tutti i voti del Partido Colorado e del Partido Nacional non raggiungono infatti quella percentuale.

I difensori di questa modifica si basavano sul clima di “crescente insicurezza” che, secondo gran parte della stampa e della popolazione, si vive oggi, sul fatto che sono cambiati i codici di comportamento e che la delinquenza è diventata più violenta. Questi settori hanno sostenuto e continuano a sostenere che si è abbassata l’età in cui si compiono delitti e che oggi un giovane di 16 anni non si comporta nello stesso modo in cui si comportava un giovane di 16 anni degli anni ’30, quando è stato approvato il Codice Civile.

Quelli contrari hanno sostenuto che questa possibilità non è una soluzione ai problemi sociali che viviamo. Essi sostengono che il crimine è sostanzialmente maggiore, che non è vero che sia cresciuto in modo esponenziale e che il problema dell’insicurezza è condito da ragioni politiche.

Il movimento giovanile della Chiesa valdese ha portato avanti un intenso lavoro durato quasi due anni e cominciato nel gennaio 2013. Fin da allora si è espresso chiaramente contro la proposta di abbassare l’età della responsabilità penale e ha anche sostenuto che è un errore parlare in questi termini, perché a partire dai 13 anni in Uruguay si è responsabili penalmente. Esistono normative contenute nel Codice del Bambino, che prevedono pene per i reati commessi dai minori e sanzioni conseguenti. L’aumento della severità della pena detentiva non è una risposta adeguata per nessuna età, se si pensa alle opportunità di riabilitazione, e ancora meno lo è per i minori.

I giovani valdesi hanno realizzato incontri di informazione e discussione, nelle comunità e in luoghi pubblici, sostenendo la loro opinione con argomenti giuridici, psicologici, sociali e teologici, anche con l’aiuto di consulenze.

Il voto del 26 ottobre, in tal senso, è stato interpretato come una risposta incoraggiante da parte della società affinché si trovino alternative di fronte alle situazioni di reato: la comprensione delle cause, la necessità di affrontarle dal punto di vista sociale, educativo e comunitario. Ma il fatto che quasi la metà della popolazione pensi che sia necessario questo abbassamento dice molto sul fatto che il camino di riflessione, informazione e confronto è ancora molto lungo e deve essere proseguito con tenacia.

Traduzione Stefano D’amore | Foto: “Plaza Independencia de Montevideo” di Tomás Jorquera SepúlvedaMontevideo. Con licenza CC BY 2.0 tramite Wikimedia Commons.