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L’otto per mille per l’edilizia scolastica non sia un finanziamento occulto alle private

La scorsa settimana il Consiglio dei ministri ha emesso il regolamento attuativo della legge di stabilità 2014 che introduce la quinta tipologia di beneficiari dell’otto per mille Irpef destinato allo Stato: gli interventi di edilizia scolastica che siano volti a ristrutturare, mettere in sicurezza e rendere più efficienti le scuole. Questo si aggiungono a: fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali.

Ne parliamo con Silvana Ronco, presidente dell’Associazione 31 Ottobre.

Commentiamo le notizie che parlano di scuola in questi giorni, prima di tutto l’8 per 1000 dello Stato all’edilizia scolastica.

«Benissimo che ci sia la possibilità di vincolare una parte dell’otto per mille statale al miglioramento delle nostre scuole: non godono certo di una buona salute, sotto il profilo della sicurezza, degli adeguamenti dei rischi sismici o l’efficientamento energetico. Bene, ma l’importante che non sostituisca tutte le altre iniziative messe in cantiere da Renzi: nel giugno scorso sono stati promessi un miliardo di euro di investimento per tre punti, scuole belle, scuole nuove e scuole sicure. Speriamo che vada a concorrere nello stesso progetto. In una scuola di Siracusa è crollata una parte del soffitto pochi giorni fa. L’emergenza richiede una risposta che non abbia un condizionale. Inoltre bisogna capire dove andranno a finire questi fondi. Ho in mente un intervento della madre di Vito Scafidi, ragazzo morto sei anni fa a scuola per un soffitto crollato. C’è un’opzione per destinare questi finanziamenti agli edifici di proprietà del fondo edifici di culto, che ha in sé anche delle scuole private: sarebbe stato utile che questa opzione non ci fosse per rendere tutto più trasparente, sono molti gli edifici legati alle scuole private cattoliche. Mi unisco alle preoccupazione di Cinzia Caggiani, che questo non sia l’ennesimo finanziamento occulto alle scuole private. Nel progetto Buona scuola di Renzi c’è nero su bianco la dismissione che lo Stato fa della scuola, perché si dice che entra il privato: lo Stato ammette di non essere in grado di garantire quello che deve dare al mondo della scuola per mandato costituzionale. Ritengo che sia gravissimo. Non vorrei che la destinazione dell’otto per mille fosse un passo in questa direzione, la dismissione della responsabilità sul bene scuola, istruzione che non deve passare da uno strumento opzionale come quello dell’otto per mille».

Quale porzione della scuola italiana avrebbe bisogno di maggiori finanziamenti, secondo lei?

«La scuola dell’infanzia, che è la scuola dell’accoglienza per antonomasia: parto dal basso ma arrivo velocemente al diritto allo studio degli studenti universitari. Il diritto ad una università sicura. Edifici con lavagne appoggiate sui banchi, in cui non ci sono servizi igienici sufficienti, che cadono letteralmente a pezzi. Il piano scuola deve partire ascoltando chi a scuola lavora ogni giorno. Nella scuola dell’infanzia anche noi genitori torniamo a scuola, e vediamo come e con quale cura il nostro stato ha in considerazione le nostre scuole. Non è dell’obbligo, ma è scuola: la Repubblica è tenuta ad offrire accoglienza e ascolto anche a questo livello. Nella sicurezza delle scuole si può vedere l’interesse dello stato per la scuola».

Ma quindi meno 80 euro e più asili nido?

«Il punto centrale è la libertà di scelta. Poter agire liberamente i propri diritti. L’asilo nido è un esempio di questo, un servizio collettivo che serve a tutti. Gli 80 € non costruiscono stabilmente una rete di servizi o sanano l’esigenza di portare il proprio figlio all’asilo nido senza aprire un mutuo. Il diritto ad avere i figli tutelati, il diritto a lavorare anche se si è donna, ad avere una famiglia devono essere garantiti».

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