1280px-ouagadougou_place_nations_unies

Burkina Faso. Il posto dei protestanti nel paesaggio religioso

Ex colonia francese, attualmente abitata da circa 17 milioni di persone, il Burkina Faso è fra i dieci Paesi più poveri del pianeta, secondo l’indice di sviluppo dell’Onu. È stato cristianizzato prioritariamente dai cattolici, in particolare da mons. Thevenoud (1879-1949), primo vescovo dei Mossi. A lui si deve la costruzione della prima cattedrale del Paese, allora chiamato Haute Volta. Questa cristianizzazione, alla quale i protestanti hanno contribuito a poco a poco, a seguito dei padri bianchi, si iscrive in un paesaggio religioso preesistente in cui domina l’islam, su sfondo di credenze e pratiche animiste molto diffuse. Il Burkina Faso contemporaneo porta il segno di questa eredità. L’ultimo censimento disponibile (dicembre 2006) indica che il 61% della popolazione pratica l’islam, con fortissima maggioranza del ramo sunnita. Gli orientamenti wahhabiti (i più radicali) sono poco popolari. Lo Stato ritiene che il 19% della popolazione sia cattolica mentre il 15% aderirebbe esclusivamente a credenze indigene. Infine, il 4% della popolazione sarebbe legato a varie confessioni protestanti. La proporzione dei protestanti nel Burkina Faso non sarebbe pertanto molto superiore a quella dei protestanti in Francia? È azzardato affermarlo. Infatti, negli ultimi 15 anni, il boom evangelicale ha modificato la situazione. Nel 2010, la popolazione protestante evangelicale veniva stimata all’8, 9% della popolazione, ossia circa 1, 5 milioni di persone. Una stima vicina al 10% della popolazione per l’insieme dei protestanti (evangelicali e non) non è probabilmente esagerata oggi, sapendo che queste valutazioni rimangono ordini di grandezza.

I musulmani risiedono essenzialmente nelle zone frontaliere del nord del Paese, dell’est e dell’ovest. In quanto ai cristiani, si trovano piuttosto nel centro del Paese. Ouagadougou, la capitale, ospita una popolazione mista di musulmani e di cristiani che vivono pacificamente fianco a fianco. Bobo-Dioulasso, la seconda città, è massicciamente popolata da musulmani. Sulle 63 etnie diverse che compongono il mosaico burkinabé, la quasi totalità è religiosamente eterogenea. Solo i Peuls e i Dioulas sono quasi esclusivamente musulmani. Cristiani, musulmani e animisti coabitano e lavorano insieme sulla base di una cultura della tolleranza reciproca ampiamente diffusa in Africa dell’ovest, tinteggiata di laicità post coloniale: il carattere laico dello Stato è infatti stipulato nell’articolo 31 della Costituzione del Paese. Fra i giorni festivi figurano in particolare il giorno della nascita del Profeta Maometto e il Lunedì di Pasqua. Negli scontri che si sono verificati di recente, se la Costituzione è stata oggetto di discussioni o additrittura di rimesse in discussione, questo aspetto laico del Paese non è stato oggetto di alcun dibattito. I protestanti, così come gli altri attori confessionali del Paese, vi si ritrovano tanto meglio che il quadro costituzionale permette un’ampia libertà di culto e di evangelizzazione.

(Regardsprotestants/blogdesebastienfath – Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel) | Foto: “Ouagadougou place nations unies” di Helge Fahrnberger – Opera propria, Image taken by Helge Fahrnberger (www.helge.at) using a Nikon D100. http://www.helge.at/photos/burkina2005/dsc_2903.jpg.html. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.