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Sfogliando i giornali del 9 dicembre

01 – Sale a ventisette il numero dei morti nelle Filippine

Si è indebolito ma non arrestato il tifone Hagupit, che nelle Filippine ha già fatto almeno 27 morti. Il tifone, che si è abbattuto sabato scorso sull’arcipelago, è sceso allo status di tempesta tropicale, e nella notte ha superato anche l’area orientale del paese provocando interruzioni delle forniture elettriche e caduta di alberi, ma senza provocare ulteriori vittime. In particolare, nella giornata di ieri sono state colpite la città di Tacloban e la capitale Manila. Milioni le abitazioni già rase al suolo o danneggiate, soprattutto sulla costa, e il numero di sfollati secondo le stime più basse ha superato il milione, sfiorando addirittura gli 1,7 milioni di persone stando a fonti governative filippine. «La prevenzione in questa occasione ha funzionato – ha dichiarato il presidente Benigno Aquino III – sono stati evacuati preventivamente un milione di abitanti». Per il New York Times, è «il segno che è servita la lezione tragica di Hayan, il tifone che ha seminato morte e distruzione l’8 novembre 2013 causando 7.000 vittime tra morti e dispersi». Si tratta del secondo evento catastrofico nelle Filippine negli ultimi 12 mesi, anche stavolta in corrispondenza delle Conferenze sul clima delle Nazioni Unite.

02 – Yemen, due attentati suicidi contro l’esercito, mentre continuano le polemiche sul blitz degli Stati Uniti

Dieci militari sono stati uccisi e altri dodici sono rimasti feriti in seguito a due attentati suicidi nella provincia di Hadramout, nel sudest dello Yemen, contro una sede dell’esercito. Due kamikaze al volante di autobombe si sono fatti esplodere all’ingresso dell’area militare. Poche ore dopo, Al Qaeda ha rivendicato gli attentati. I due attacchi, racconta una fonte militare citata da La Stampa, si sono verificati «poco dopo l’arrivo al quartier generale del convoglio del comandante della prima divisione, il generale Abderrahman al-Halili, che è rimasto illeso». The Guardian torna invece sulle polemiche a proposito del blitz statunitense della scorsa settimana, durante il quale avevano perso la vita due ostaggi, il sudafricano Pierre Korkie e lo statunitense Luke Somers. Secondo il Dipartimento di stato, gli Stati Uniti non erano a conoscenza dei negoziati con i militanti di Al Qaeda per l’imminente rilascio dell’ostaggio, portati avanti da Gift of the Givers, una Ong che agiva per conto della famiglia di Korkie. La strategia statunitense non dovrebbe comunque cambiare.

03 – Ucraina: riprese forniture gas russo dopo stop giugno

L’Ucraina ha cominciato a ricevere le prime forniture di gas russo dalla loro interruzione a giugno. «A partire da martedì 9 dicembre – informa Russia Today – , la società Uktransgaz ha cominciato a ricevere gas naturale proveniente dalla Federazione russa». Il 30 ottobre Ucraina, Russia e Unione europea avevano raggiunto un’intesa per la ripresa delle forniture di gas a Kiev da parte della società russa Gazprom fino a marzo 2015. L’intesa prevede parte del saldo del debito ucraino e il pre-pagamento delle forniture per l’inverno 2014-2015, per un costo di circa 4,6 miliardi di dollari, interamente a carico del Fondo monetario internazionale. Le forniture erano state interrotte il 16 giugno, in seguito a una delle numerose rotture diplomatiche dell’ultimo anno, legate alla deposizione di Viktor Janukovyč e alla guerra scoppiata nel sudest del paese tra il nuovo governo ucraino, filoeuropeo, e le milizie ribelli, che chiedono l’annessione del Donbass alla Russia, come già successo alla penisola della Crimea.

04 – Turchia, Erdogan islamizza anche le scuole: tornano le lezioni di turco antico alle superiori

Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha deciso di reintrodurre nelle scuole superiori della Turchia l’insegnamento del turco antico, scritto in caratteri arabi. Si tratta di un gesto dal forte valore simbolico, secondo La Stampa, perché riporta nelle scuole e nella cultura turca la tradizione ottomana, da cui il primo presidente della Turchia moderna, Mustafa Kemal Ataturk, aveva preso nettamente le distanze nel 1928. Per Erdogan, racconta il Telegraph, si tratta di un nuovo passo sulla strada dell’islamizzazione del paese, una strategia che finora ha portato Erdogan a numerosi successi elettorali, ma ad un progressivo allontanamento dagli storici alleati occidentali. Di islamizzazione parla anche Euronews, che racconta la manifestazione di ieri sera a Dresda, in Germania, dove circa 10.000 persone hanno marciato sotto la bandiera del gruppo Pegida, acronimo per “Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’occidente”. Anche se i fondatori del movimento, che ha già dato vita a numerose marce negli ultimi mesi, hanno affermato di non essere affiliati a nessuna area politica, tra i manifestanti erano presenti numerosi aderenti a partiti neonazisti.

05 – Italia, le pensioni “pesano” per il 32% sulla spesa pubblica

L’Italia è al primo posto tra i paesi industrializzati per l’incidenza delle pensioni sulle casse statali, ma le ultime riforme, tra cui la contestata legge Fornero, permetteranno al sistema di essere sostenibile, a costo però di un impatto negativo sul reddito. È quanto emerge dal Pension outlook dell’Ocse, che ha esplorato i sistemi previdenziali dei 34 paesi aderenti, sottolineando come l’invecchiamento della popolazione e il difficile contesto economico creino seri problemi per i sistemi previdenziali. L’Italia, comunica il rapporto, ha una spesa per le pensioni pari al 32% della spesa pubblica nel 2011 contro la media del 18%. Tra il 25% e il 28% si trovano Polonia, Austria, Portogallo e Grecia, attorno al 23% Germania e Spagna, mentre la Francia ci avvicina al 25%. Al capo opposto l’Islanda che non arriva al 5%, e sotto la media Ocse anche gli Stati Uniti con il 16%. La spesa per le pensioni in Italia supera la media anche rispetto al Pil, con un livello stimato poco sopra il 14% nel 2015, al quinto posto nell’Ocse, contro il 10% dell’area, un valore che dovrebbe superare il 16% nel 2050.

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