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Camminerò con te

Abbiamo visto tutti le immagini dell’uomo che ieri a Sydney si è trincerato dentro ad una caffetteria con alcuni ostaggi appendendo  ad una vetrina una bandiera nera con scritte bianche sopra alla scritta Merry Christmas. Le foto hanno fatto il giro del mondo e per ore le speculazioni sui simboli e le scritte riportate sono sembrate essere più importanti della sorte di chi era chiuso in quel caffè insieme all’uomo armato.

Dopo un po’ di tempo si è capito il significato della scritta sulla bandiera, e sono state smentite alcune delle ipotesi che erano circolate, tra cui quella che fosse una bandiera dell’Isis. Si trattava della Shahada che, citando la voce di Wikipedia al riguardo

è la “testimonianza” con cui il fedele musulmano dichiara di credere in un Dio Uno e Unico e nella missione profetica di Muḥammad.

Possiamo immaginare cosa abbia provocato in molti, musulmani e non, un gesto di questo tipo. I simboli così agiti sono elementi potenti nella comunicazione ed online il loro potere viene amplificato ad ogni condivisione.

I simboli di questa storia sono però tanti.

E così può accadere che anche un gesto di normale solidarietà possa diventare un esempio e offrire le parole a molti per reagire ad uno stato di shock.

Tutto inizia con due messaggi online di una donna, Rachael Jacobs, che, mentre è in pieno svolgimento il sequestro, in stazione vede un’altra donna, seduta prima sul treno accanto al lei, che si sfila silenziosamente lo jihab. Rachael comprende al volo il significato del gesto, la rincorre e le dice di rimetterselo e che camminerà insieme al lei. La donna l’abbraccia e lei scoppia a piangere.

Da questa piccola testimonianza scritta frettolosamente online, trae vita un fenomeno globale che in poche ore coinvolge decine di migliaia di persone. La parola chiave, il simbolo, è un hashtag: #Illridewithyou. Tra le tante traduzioni possibili, più o meno letterali, possiamo concedercene una, che ha profondi significati biblici: camminerò con te.

E così migliaia di persone in Australia e nel mondo si sono accodate a questo hashtag, trovando una chiave di lettura di un momento difficile: non lasciare soli, esposti a possibili rappresaglie, i musulmani, in un momento in cui un loro simbolo veniva esposto con violenza da una finestra di un caffè australiano. Concedere loro la possibilità di indossare ed esibire la propria identità, senza vergogna, dicendogli sono con te, cammino con te.

Qualcuno ha ricordato come l’atto del camminare insieme per proteggere il prossimo non sia nuovo, ma abbia radici profonde, là dove l’esibizione della propria identità può mettere in pericolo una persona.

Non sappiamo quanti siano stati effettivamente i casi in cui le persone hanno camminato insieme, ieri in Australia, per proteggersi e sostenersi. Probabilmente non molti, ma tuttavia si tratta di una apertura dal valore simbolico enorme. Farsi carico delle difficoltà altrui, condividendole e permettendo all’altro di essere se stesso senza doversi nascondere è, oggi, un atto straordinario. Che questo avvenga attraverso un dialogo tra la vita reale e quella online è un fatto molto raro, dentro cui alberga una saggezza che va raccolta, protetta e valorizzata.

Foto via Twitter