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Sfogliando i giornali del 23 gennaio

01 – Arrestato in Burundi Bob Rugurika, il giornalista che stava indagando sull’omicidio delle suore italiane

In Burundi, il giornalista radiofonico Bob Rugurika, direttore di Radio publique africaine, è stato arrestato e messo in una cella di isolamento con l’accusa di aver aiutato l’assassino delle tre suore italiane uccise in Burundi il 7 settembre del 2014. Secondo Human Rights Watch, le autorità non hanno fornito motivazioni valide per giustificare l’arresto. Il giornalista, racconta il Daily Mail, stava indagando sull’omicidio delle tre suore italiane e aveva interrogato una fonte anonima, che aveva accusato dell’omicidio Adolphe Nshimirimana, uno dei capi dei servizi segreti del paese ed esponente del partito di governo e aveva detto che le forze di sicurezza del paese erano coinvolte nell’omicidio. Alle autorità giudiziarie, il direttore della radio ha rifiutato di rivelare il nome della sua fonte, ottenendo in cambio un’incriminazione per favoreggiamento, complicità in assassinio e violazione di segreto istruttorio.

02 – Liberia, al via la somministrazione del vaccino sperimentale contro l’ebola

Al via la somministrazione delle prime 300 dosi del vaccino sperimentale cAd3-EBO in Liberia: ieri il farmaco è arrivato nel paese dell’Africa occidentale, e nei prossimi giorni sarà avviata la fase operativa. Sono circa 30.000 i volontari coinvolti, e a 10.000 di loro verrà somministrato il vaccino, sviluppato dall’istituto nazionale della sanità degli Stati Uniti insieme a un’azienda biotecnologica italiana. Prima della sperimentazione in Liberia circa duecento volontari nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Svizzera e in Mali erano stati coinvolti nella prima fase di test. Dal 2013 il virus ebola ha causato più di ottomila vittime, di cui circa 3.500 nella sola Liberia. Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità l’epidemia nei tre paesi africani più interessati dalla malattia è «a un punto di svolta e sta regredendo».

03 – Il premier indiano Modi contro gli aborti selettivi

Il primo ministro indiano Narendra Modi ha rilanciato ieri la campagna contro gli omicidi selettivi di genere, una pratica vietata dalla legge ma ancora molto diffusa. «Non abbiamo il diritto di uccidere le nostre figlie» ha affermato ieri Modi. Il gendercide in India continua ad essere considerato uno strumento funzionale a ridurre il numero delle bambine, considerate «meno utili per il sostentamento delle famiglie», e si stima che negli ultimi 30 anni almeno 12 milioni di bambine siano state uccise. Oltre a questa pratica, anche gli stupri continuano a rappresentare un’emergenza sociale, che le Nazioni Unite denunciano da anni senza ottenere risultati.

04 – È scaduto l’ultimatum dell’Isis sugli ostaggi giapponesi

Il governo giapponese ha dichiarato questa mattina, nel pomeriggio giapponese, di non aver ricevuto nessun messaggio da parte del gruppo terroristico Stato islamico dopo la scadenza dell’ultimatum di 72 ore previsto per il pagamento del riscatto per i due cittadini giapponesi in ostaggio dei terroristi. Martedì scorso i miliziani avevano minacciato di uccidere il giornalista Kenji Goto e il contractor militare Haruna Yukawa, se il Giappone non avesse pagato 200 milioni di dollari entro le 14 di oggi. Secondo la televisione pubblica giapponese Nhk, il Giappone avrebbe tentato senza successo di contattare i militanti del Califfato per avviare delle trattative, e sempre secondo il network nel corso della giornata verrà diffuso un nuovo comunicato dell’Isis. «È un atto imperdonabile e sento profondo risentimento. – aveva dichiarato Abe – L’estremismo e l’islam sono due cose completamente differenti».

05 – Repubblica Democratica del Congo, il Senato elimina l’articolo contestato

Dopo quattro giorni di proteste e scontri in Repubblica Democratica del Congo, in cui sono morte 42 persone e in particolare studenti universitari, il senato ha approvato la legge sulla riforma elettorale senza l’articolo contestato dall’opposizione. L’articolo 8 della riforma, che prevedeva l’organizzazione di un censimento prima delle elezioni del 2016, avrebbe prolungato il mandato del presidente Joseph Kabila, che è stato accusato di non voler rispettare il processo democratico. Le proteste, cominciate lunedì scorso nella capitale Kinshasa con l’avvio della discussione in senato sulla legge elettorale, erano partite dalle università e si sono progressivamente diffuse anche a Goma, nel Nord Kivu, nell’est del paese.

Foto via Flickr