Ucraina

Sfogliando i giornali del 2 febbraio

01 – Liberati in Egitto due dei giornalisti di Al Jazeera accusati di sostenere Mohamed Morsi

Due giornalisti di Al Jazeera, l’australiano Peter Greste e l’egiziano–canadese Mohamed Fahmy, in carcere in Egitto dal 29 dicembre 2013, hanno ottenuto il rilascio e l’espulsione dal paese. Rimane ignota per ora la sorte dell’egiziano Mohamed Baher, che risulta essere ancora in prigione.

Greste ha già lasciato il paese ed è partito per l’Australia, e lo stesso farà, in direzione del Canada, anche Fahmy nei prossimi giorni.

I tre giornalisti erano stati arrestati e condannati a pene comprese tra i 7 e i 10 anni di carcere con l’accusa di aver diffuso false informazioni e di aver favorito l’organizzazione illegale dei Fratelli musulmani.

02 – Yemen, ultimatum dei ribelli sciiti ai partiti politici

I ribelli Houthi, nome che indica il gruppo Ansar Allah, ha fissato questa mattina un ultimatum di tre giorni per tutte le forze politiche affinché trovino una via d’uscita negoziata dalla crisi politica che si protrarre ormai da mesi, aggravata nei giorni scorsi dalle dimissioni dell’esecutivo e del presidente Hadi. «Se ciò non accadrà – si dice nel comunicato – saremo noi a decidere il futuro dello Yemen».

La dichiarazione arriva al termine di una riunione di tre giorni nella capitale Sanaa, che ha registrato la partecipazione del partito dell’ex presidente Ali Abdallah Saleh ma che è stata boicottata dalle altre grandi formazioni politiche. Il 20 gennaio gli Houthi si erano impadroniti dei palazzi governativi spingendo alle dimissioni il presidente e il suo governo, e secondo l’inviato dell’Onu Jamal Benomar in qualsiasi momento potrebbero scoppiare nuove e massicce violenze.

03 – Sud Sudan, firmato un accordo per la pace che mette fine a 15 mesi di guerra

Il presidente del Sud Sudan Salva Kiir e il leader dei ribelli Riek Machar hanno firmato ieri un accordo per mettere fine a un conflitto che dura da più di 15 mesi.

Secondo l’accordo, entrato in vigore oggi, Kiir rimarrà il presidente, mentre Machar sarà reintegrato come vicepresidente. L’intesa di Arusha, dal nome della città in Tanzania dove sono avvenuti i negoziati, prevede la possibilità di reintegrare nel governo i dirigenti del movimento di liberazione popolare del Sudan rimossi dopo l’inizio del conflitto armato nel dicembre 2013.

L’accordo, definito «parziale» da Machar, non risolve le questioni più critiche, ma prevede nuovi colloqui per discutere delle funzioni del nuovo governo che si andrà a costituire.

Secondo le stime degli operatori Onu, nel conflitto sono morte 10.000 persone e circa 1,5 milioni di sudsudanesi sono dovuti fuggire dalle loro case.

04 – Ucraina, il conflitto continua tra colloqui e fallimenti

Sono ripartiti sabato i colloqui di pace sulla sulla crisi nell’est dell’Ucraina, dopo che venerdì i separatisti filorussi avevano annullato la loro partecipazione al vertice di Minsk, la capitale della Bielorussia, accusando Kiev di «evitare il dialogo».

Il portavoce dei ribelli, Denis Pushilin, ha dichiarato che se le ostilità con le forze governative non si fermeranno, i combattenti filorussi sono pronti a continuare l’offensiva e prendere il controllo dell’est dell’Ucraina.

Sul terreno, intanto, proseguono i combattimenti lungo tutta la linea del fronte, e nelle ultime due giornate di scontri si sono contati almeno 30 soldati e 15 civili morti.

Secondo le Nazioni Unite, dallo scorso aprile 5.000 persone sono morte nel conflitto e 9.000 hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni.

05 – In Liberia al via oggi la sperimentazione di un nuovo vaccino contro il virus ebola

In Liberia comincia oggi la prima sperimentazione su larga scala di un vaccino contro l’ebola, con la partecipazione di 30.000 volontari.

Il vaccino contro il virus ebola sarà sperimentato anche in Guinea, oltre che in Sierra Leone e Liberia, ma c’è molta incertezza sull’efficacia delle sperimentazioni, perché sembra che l’epidemia stia rallentando, e la scarsità di nuove infezioni rischia di non dare risultati chiari sull’efficacia dei vaccini.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato negli ultimi giorni che «l’epidemia è entrata in una seconda fase», con la diminuzione dei casi di contagio e un aumento delle probabilità di sopravvivenza dei pazienti. Negli ultimi mesi, infatti, i casi confermati di ebola in Liberia sono stati cinque. Dal 2014 l’epidemia ha ucciso più di 8.500 persone, la maggioranza in Africa occidentale, 3.600 in Liberia.