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Accadde oggi, 16 febbraio

16 febbraio 2005, entra in vigore il protocollo di Kyoto

 

Entra in vigore oggi, 16 febbraio 2005, il protocollo di Kyoto, trattato internazionale che pone l’obiettivo di frenare il riscaldamento globale del pianeta Terra entro il 2012.

Atteso e celebrato come un cardine su cui costruire un futuro più rispettoso dell’ambiente, è stato in realtà un totem di argilla, utile più agli slogan dei politici di quanto non lo sia stato per il benessere generale.

Intanto perché gli Stati Uniti, responsabili da soli di oltre il 36% delle emissioni di biossido di carbonio, non lo hanno ratificato ( o meglio Bill Clinton e il suo vice Al Gore lo avevano firmato, ma George Bush fra i suoi primi atti da neo presidente ritira l’adesione, in contraddizione con quanto promesso in campagna elettorale) ; Cina e India, che pur lo avevano ratificato e delle quali è semplice immaginare il grande ruolo che in questi anni hanno avuto nell’incremento dell’inquinamento, vengono esonerate dal rispettarne i paletti perché considerate non fra i principali responsabili delle emissioni nel periodo di massiccia industrializzazione del pianeta, periodo preso in considerazione per stabilire i principi di Kyoto. Decisione machiavellica, perché fotografa una soluzione oramai non più corrispondente alla realtà. Per cui i paesi non aderenti sono responsabili da soli di circa metà dell’emissione mondiale di gas serra.

Il protocollo di Kyoto è scaduto nel 2012, ma nel frattempo è stata decisa una sua estensione fino al 2020.

Contraddittori anche i risultati di chi con entusiasmo è stato fra i sostenitori della prima ora. Nei primi anni di vita del protocollo poche nazioni ne hanno rispettato i contenuti, fra tutte la Germania che già nel 2008 poteva con orgoglio dichiarare di averne centrato gli obiettivi. L’Italia e con lei molti altri andava in direzione esattamente opposta. Ma gli ultimi anni sono stati caratterizzati dalla più profonda crisi economica degli ultimi 70 anni, che ha portato fra le varie conseguenze ad una forte contrazione della produzione industriale nel mondo occidentale, e ad un conseguente calo delle emissioni di sostanze tossiche. Per cui paesi come il nostro si sono trovati sostanzialmente a raggiungere gli obiettivi previsti (riduzione di circa il 7% per quel che riguarda ad esempio l’Italia), ma larga parte del “merito” va dato appunto alle contingenze esterne e non ad una volontà politica, anzi.

Molta attesa viene riposta nella conferenza Onu sul clima prevista a fine anno a Parigi, vista come altro momento decisivo per imprimere un cambio di passo sul tema. Le chiese dimostrano da anni una forte sensibilità sul tema (in prima fila la Conferenza delle Chiese Europee, Kek, e il Consiglio Ecumenico delle Chiese, Cec) e si stanno mobilitando ad ogni livello per tenere alta l’attenzione in vista proprio dell’appuntamento parigino.

Foto “ILVA – Unità produttiva di Taranto – Italy – 25 Dec. 2007” di mafe de baggis from Milano, Italy – Le Benevole. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons.