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Il Cai regionale per il parco, gli allevatori contro

In val Pellice a tenere banco nelle ultime settimane è la notizia della costituzione del Parco naturale del Monviso. Ne abbiamo già ampiamente parlato nelle settimane scorse. Al di là di prendere una posizione netta pro o contro questo parco, la nostra intenzione è quella di informare per arrivare al cuore della questione. Come già detto infatti, da parte regionale è mancata la comunicazione e la discussione con il territorio; a sua volta il territorio (inteso come Comuni) si è trincerato dietro un secco no.

Il Cai regionale ha preso una posizione ben chiara. «Per il Cai è fondamentale la frequentazione, la conoscenza e lo studio della montagna in tutti i suoi aspetti sia naturali (flora, fauna, acque, rocce e ghiacciai) sia antropici (cultura, storia, risorse e attività delle Terre Alte). Il Cai è convinto sostenitore della rete delle aree protette», dicono dalla sede regionale. Sulla questione del riordino delle aree protette il Cai afferma che «nel periodo che va dalla loro istituzione a oggi i parchi hanno svolto un ruolo essenziale nella conoscenza e nella valorizzazione della montagna, e ci auguriamo che con la nuova legge si giunga all’istituzione di una rete di organismi in grado di sviluppare un’azione ancora più incisiva a favore delle “terre alte” e più in generale degli ambienti naturali della nostra regione». Scendendo nel particolare del Parco Monviso ci confermano che «L’istituzione del Parco naturale del Monviso colma uno dei “vuoti” più rilevanti nel Sistema regionale delle Aree protette. Una scelta che rimedia a un ritardo di decenni (si parlava di Parco del Monviso una quarantina di anni fa). Il Cai auspica che la nuova area protetta sia approvata così come previsto, ovvero comprendente il Bosco dell’Alevè in alta val Varaita, la conca del Pra, in alta val Pellice, nonchè l’adiacente vallone dell’Urina in alta val Pellice, unendo in tal modo la cima del Monviso alla cima del Brich Bucie».

Dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) di Torino invece arriva il primo «no» secco e ufficiale dopo quello dei Comuni. Nei giorni scorsi a Torino si è svolto un incontro fra gli imprenditori agricoli di Bobbio Pellice e i consiglieri regionali Silvana Accossato, Antonio Ferrentino, Alessandro Benvenuto, Elvio Rostagno e Gianluca Vignale. Le ragioni del no della Cia risiedono nel particolare contributo che agricoltura e pastorizia offrono all’economia della zona, con il rischio per il proseguimento delle stesse che nuovi vincoli normativi, maggiore difficoltà nell’esercizio del controllo faunistico e limiti sul transito del bestiame verso gli alpeggi verrebbero a creare. Due gli interventi più rilevanti. Roberto Barbero, presidente della Cia e già noto in val Pellice per aver presieduto per alcuni anni l’Hockey Club Valpellice ha ricordato che «Gli alpeggi attorno a Bobbio Pellice sono l’unica zona montana dell’area della Città Metropolitana dove le attività sono condotte da allevatori locali. C’è attenzione alla biodiversità animale perché vengono allevate razze bovine e ovicaprine di pregio e un forte presidio del territorio perché, complessivamente, le aziende agricole insediate nei tre comuni dell’alta valle sono almeno 270, con tanti giovani occupati. Nessun’altra zona montana del Torinese possiede una simile specificità che l’imposizione di nuovi vincoli rischierebbe di distruggere». Finalmente si sono espressi anche gli agricoltori, che fino a ora non erano ufficialmente usciti allo scoperto seppur avessero espresso in modo forte e deciso la loro contrarietà al nuovo parco. Pier Claudio Michelin Salomon è il loro portavoce: «Abbiamo appreso del progetto del Parco del Monviso dai giornali, anche se dovrebbe comprendere sei degli otto alpeggi attualmente esistenti sul territorio di Bobbio Pellice. Non siamo contro la tutela della natura perché siamo i primi manutentori del territorio e anni addietro abbiamo accettato l’istituzione dell’Oasi del Barant nel nostro comune. Ci chiediamo però, oltre ai nuovi oneri, quali vantaggi potrebbe portarci il Parco, visto che la gestione dell’ente andrebbe nel Cuneese, il profilo del Monviso da noi quasi neppure si vede e i turisti che già ora vengono a campeggiare spesso scappano spaventati dagli ululati dei lupi dopo la prima notte in tenda».

La discussione non finisce qui. Nonostante i comuni abbiamo già preso ufficialmente posizione, ci si confronterà ancora. Altri appuntamenti sono previsti nei prossimi giorni e vi terremo aggiornati sull’evoluzione del dibattito.